martedì 15 aprile 2014

C'ERA DEL MARCIO IN DANIMARCA

Pochi sport come il calcio riescono a rendere reali imprese che siamo invece soliti ammirare in racconti fantasiosi oppure in appassionanti film.
Non sono poche le volte nelle quali il piccolo Davide ha avuto la meglio sul gigante Golia, regalando pagine appassionanti e sfociando in quel football romantico che ancora oggi ci appassiona tanto.
In queste situazioni si parla di vere e proprie "favole", dove il protagonista della vicenda, partendo da un inizio sfortunato e complesso, ottiene alla fine il tanto agognato premio. 
Tante volte le vicende sono davvero incredibili, sfociando tanto nell'assurdo, quanto nel drammtatico.
Analizzando come la Danimarca sia arrivata a vincere l'Europeo del 1992, ci si imbatte in una trama che sembra davvero studiata a tavolino, dove la "cenerentola" scandinava si è trasformata in una celebratissima regina.
Tutto ha inizio con il consueto girone di qualificazione europeo a cui è lasciato il compito di determinare quali squadre potranno competere per il titolo insieme alla Svezia, già qualificata in quanto paese ospitante.
La Danimarca, inserita nel Gruppo 4 conquista alla fine dello stesso 13 punti , non ottenendo però il visto per i campionati europei, essendo superata di un solo punto dalla talentuosa Jugoslavia. Ironia della sorte, nel doppio scontro diretto le due squadre ottengono una vittoria ciascuna, entrambe in trasferta; saranno queste le due uniche sconfitte riportate dalle due opponenti. A fare la differenza è il pareggio ottenuto dagli scandinavi in Irlanda del Nord, laddove la squadra balcanica aveva invece vinto.
Nonostante il dignitoso cammino c'è grande insoddisfazione nell'ambiente, con il tecnico Richard Moller Nielsen preso di mira da diverse critiche, incentrate sul pessimo rapporto da lui avuto con alcuni giocatori, principalmente Michael Laudrup.


Allenatore esperto e pratico, ha legato i suoi successi con l'Odense in patria ed a livello di nazionale impone un atteggiamento a prima vista prudente, ma che sa trasformare rapidamente, anche alla luce dei talenti a disposizione.
Terminata la stagione 1991/1992 per i giocatori danesi arriva il "rompete le righe" da parte dei rispettivi club con la possibilità di gustarsi l'Europeo come spettatori. Anche il futuro del commissario tecnico sembra quindi incerto, con ogni decisione rimandata a settembre.
A questo punto gli avvenimenti sociopolitici entrano in gioco, con conseguenze destabilizzanti per il mondo del calcio e terribili dal punto di vista umano.
La regione balcanica è attraversata da un grande conflitto etnico sociale, che inizia ad insanuginare l'intero paese, mettendo in serio pericolo l'unità della nazione e la sicurezza stessa.
Non è ovviamente questo il contesto atto a parlare di tale tragica situazione, quindi è giusto limitarsi ad analizzare, in breve, cosa succede all'indomani della risoluzione ONU 757.
Con tale provvedimento, approvato il 30 maggio 1992, le Nazioni Unite impediscono a qualsiasi rappresentativa nazionale jugoslava di partecipare a manifestazioni sportive internazionali.
L'UEFA apprende la notizia solo 10 giorni prima dall'inizio dei campionati europei e reagisce nell'unico modo possibile: invita alla manifestazione la seconda qualificata del Gruppo 4, vale a dire la Danimarca, in luogo dell'ormai non più esistente Jugoslavia.
La federazione danese si ritrova ad organizzare la spedizione in pochi giorni richiamando i giocaroi praticamente già in vacanza.
L'allenatore Nielsen si trova a dover decidere la rosa dei candidati in poco tempo, dovendo comunque rinunciare al talento di Micahel Laudrup. Anche con il fratello più giovane, Brian, le cose non vanno meglio ed i rapporti con i due vengono ricuciti solo all'imminente vigilia del torneo.
Per capire il clima di confusione al momento, si può citare un divertente aneddoto:pare che il tecnico danese fosse impegnato in lavori di arredamento nella propria abitazione e che ricevuta la conferma di partecipazione all'Europeo, li abbia abbandonati in fretta e furia, lasciando ad altri il compito di portarli a termine.
Al di là delle baruffe interne, sulla squadra pende il dubbio dell'effettiva forma fisica dei giocatori, sulla carta scadente, non avendo, di fatto, svolto la necessaria preparazione preventiva.
In questa situazione il commisario tecnico fa le seguenti scelte, impostando la squadra con un versatile 5-3-2, pronto a trasformarsi a seconda dell'impostazione dei due esterni bassi o del ruolo affidato alla seconda punta.
Lo schema sotto riportato rappresenta quello che identifica al meglio lo stile di gioco danese e le principali scelte dello staff tecnico, alla luce anche di alcuni infortuni durante lo svolgimento dell'Europeo.

I
n porta Peter Schmeichel, uno dei portieri più forti in circolazione. 


Estremo difensore dal fisico possente e dai riflessi felini, è un autentico punto di forza della squadra e del suo club, il Manchester United. Dotato anche di grandissimo carisma, è il classico portiere sicurissimo nell'ordinaria amministrazione quanto spettacolare nel superarsi in autentici "miracoli".
La fase difensiva si basa sulla figura di un difensore arretrato, quasi un libero, che si stacca alle spalle dei compagni o si congiunge al momento di compattare la linea.
Tale ruolo viene svolto da Lars Olsen, esperto difensore del Trabzonspor e capitano della squadra. La sua duttilità gli permette di giocare anche da marcatore, sfruttandone la grande forza fisica e la sua abilità sulle palle alte. Come alternativa viene anche impostato Torben Piechnik, completo difensore del Boldklubben 1903.
Sulle fasce l'allenatore predilige giocatori di grande corsa, abili sia a spingere quanto a calarsi nel ruolo di veri e propri terzini, completando quello che viene impostato come un reparto a 5.
Sulla destra si disimpegna John Sivebaek, veloce e potente laterale del Monaco. Molto disciplinato e discretamente dotato tecnicamente, si presta al meglio ai dettami tattici della nazionale danese. Curiosamente, nella sua precedente esperienza nel Manchester United, ha segnato il primo gol della gestione di Alex Ferguson.
A sinistra gioca Kim Christofte, colonna del Brondby ed in grado di assicurare una spinta costante sul settore di riferimento.
Come difensori centrali vengono preferiti Kent Nielsen ed Henrik Andersen, con il secondo impiegabile anche come come esterno sinistro. Entrambi dotati di gran fisico, si dimostrano affidabili quanto rocciosi in marcatura. L'infortunio di Andersen durante la manifestazione comporta un piccolo stravoligimento tattico, con lo spostamento di Olsen come marcatore e l'inserimento di Piechnik.
La zona mediana viene coperta da due giocatori che,essendo compagni di squdra nel Brondby, portano collaudati automatismi oltre che un posivo equilibrio tecnico/tattico. John Jensen è un giocatore di grande corsa e temperamento, unitamente ad una buona tecnica di base. A tali doti di centrocampista unisce un preciso e potente tiro, che lo rende insidioso nei pressi dell'area avversaria.
A lui si affianca Kim Vilfort, giocatore completissimo ed autentico faro della squadra. Molto dotato tecnicamente, può essere impegnato sia come regista arretrato, sia come trequartista, sfruttandone la capacità di inserimento. Per tutta la carriera dimostra un grande feeling con il gol, tanto da superare le 100 reti a livello di club.


Durante la manifestazione riceve la notizia del ricovero della figlia per una grave malattia, ma decide di restare con i compagni per portare a termine l'impresa, saltando solamente un partita per stare vicino alla famiglia.
Richard Moller Nielsen punta molto su Henrik Larsen, polivalente centrocampista dalle caratteristiche offensive, impiegabile anche sulle corsie laterali. Di proprietà del Lyngby, vanta anche una non fortunata esperienza italiana nel Pisa, culminata con la retrocessione del club toscano. 
L'analisi del reparto offensivo parte dalla figura di Brian Laudrup, fratello di Michael e considerato un talento non ancora pienamente sbocciato.


Leggermente anarchico tatticamente, è in possesso di una tecnica di grande livello che gli consente giocate spettacolari quanto imprevedibli. Anche nella sua squadra di club, il Bayern Monaco, alterna prestazioni da fuoriclasse ad altre meno positive. Nella nazionale il suo ruolo di supporto alla punta ben si sposa con le sue caratteristiche, permettendogli di svariare a piacimento.
Se analizziamo lo schema tattico sopra riportato ci accorgiamo di un'assenza importante nel reparto offensivo, quella di Ben Christensen, attaccante dello Schalke 04 e grande protagonista in precedenza con il Brondby, dove ha segnato con grande continuità.. La ragione di tale mancanza ricade nel suo infortunio nelle prime fasi dell'europeo, che costringono il commissario tecnico a cambiare modulo, venendo meno il terminale offensivo principale. Alla vigilia del torneo si presenta come attaccante di ottimo livello, autore di ben 6 reti nelle qualifiazioni, 2 della quali segnate nella vittoria per 1-2 a Belgrado.
Flemming Povlsen rappresenta il terminale offensivo, interpretando il ruolo con grande versatilià. Molto potente fisicamente, si dimostra attaccante dal grande spunto ed abile a svariare su tutto il fronte di riferimento. In carriera non si dimostra mai molto prolifico, ma è assai intelligente dal punto di vista tattico, con una propensione a giocare per la squadra che lo rende apprezzato sia nel Borussia Dortmund quanto in nazionale.
Completa il reparto Lars Elstrup, attacante di buon livello in forza all' Odense. Risulta particolarmente indicato nel ricoprire più ruoli nel reparto d'attacco voluto da Nielsen e si propone come valida alternativa, anche a partita in corso.
Arrivata quindi in Svezia all'ultimo momento, la Danimarca è inserita nel girone A, con Svezia, Francia ed Inghilterra.


L'esordio avviene proprio con la nazionale britannica e termina 0-0, con la squadra scandinava che si disimpegna alla grande, giocando la partita alla pari con i forti avversari e cogliendo una clamorosa traversa con Jensen.
La squadra riceve buoni consensi all'indomani del primo match e guarda con ottimismo al secondo impegno contro i padroni di casa svedesi.
L'esito dell'incontro non è però positivo e una rete di Brolin al 58° sancisce la sconfitta per 1-0. Oltre al negativo risultato avviene anche l'infortunio di Christensen, che mette fine alla sua partecipazione alla rassegna europea.
La situazione nel girone si fa quindi molto complicata, con la Danimarca che si vede costretta a battere la Francia e sperare che la Svezia, già qualificata, faccia altrettanto contro l'Inghilterra.
Come tante volte succede nel calcio, la combinazione di risultati meno prevedibile è quella che avviene poi nella realtà: la Svezia batte l'Inghilterra 2-1 mentre la compagine danese ha la meglio su quella transalpina con il medesimo risultato.
La partita si mette subito bene, con Henrik Larsen che è lesto ad approfittare di un traversone dalla destra ed ad infilare Martini. Nel secondo tempo arrivia il pareggio francesce, ad opera di Papin. A questo punto il commissario tecnico ha l'intuizione di inserire al 66° Lars Elstrup per tentare l'assalto nella seconda parte della partita. Sarà proprio il subentrato a sfruttare un cross di Povlsen ed a regalare un'inaspettata qualificazione.
La semifinale la vede opposta all'Olanda, squadra campione in carica e sulla quale pende fortemente il favore del pronostico.
Gli aranconi si presentano forti di una tasso tecnico notevole, nobilitato dalla classe di Rijkaard, Gullit e Van Basten alla quale si unisce l'astro nascente Dennis Bergkamp, già autore di 2 reti nel torneo.
I dubbi sulla condizione fisica danese vengono dissipati da un inizio veemente, con la rete di Henrik Larsen al 5°, abile a insaccare di testa un calibrato assist di Brian Laudrup. Il pareggio degli uomini di Michels arriva al 23° ad opera proprio di Bergkamp. Appena 10 minuti dopo ancora Larsen è lesto ad approfittare di una palla in uscita dall'area di rigore e ad insaccare con un preciso destro.
A questo punto la Danimarca si difende con ordine sotto la forte spinta dei tulipani, che a 4 minuti dalla fine riescono a trovare il pareggio in mischia con Rijkaard.
Questo gol appare come la classica mazzata, soprattutto per gli imminenti supplementari, visti come un vero calvario dalla squadra di Nielsen, chiaramente in debito di ossigeno. Nonostante le difficoltà la partita viene decisa ai rigori, con Schmeichel che evita la beffa nel finale con una parata eccezionale sul tentativo di Brian Roy.
Dagli 11 metri arriva l'avvenimento che non ti aspetti: il secondo rigore per gli olandesi è calciato da Marco Van Basten, rigorista praticamente infallibile. La sua conclusione viene sventata dall'abile portiere danese con un gran balzo sulla sua sinistra. Gli altri rigoristi sono impeccabili e l'ultima trasformazione di Christofte vale l'accesso alla finale.
L'ultimo avversario è la Germania, campione del mondo in carica. Anche in questo caso il blasone, l'esperienza ed il livello tecnico fanno pendere l'equilibrio del match dalla parte della compagine tedesca, desiderosa di centrare una storica accoppiata con il Mondiale.
La squadra di Vogts ha avuto alti e bassi durante il torneo, subendo, nel giorne, una cocente sconfitta contro l'Olanda. Viene dalla vittoriosa semifinale vinta contro la Svezia per 3-2 ed è trascinata da un ottimo Thomas Hassler.
Dopo un ottimo avvio tedesco, la squadra scandinava segna al 18° con Jensen, che raccoglie un invito di Povlsen e scaglia un gran destro che si insacca all'incrocio dei pali.
Per tutta la partita la Germania mette in difficoltà la Danimarca, che si salva con il cuore e con autentici miracoli di Schmeichel, autore di almeno 4 interventi da fuoriclasse.
Quando sembra vicino alla capitolazione, la compagine di Nielsen trova la rete del 2-0 con Vilfort, abilie nell'inserirsi tra due difensori ed a battere il portiere con un tiro che tocca il palo prima di entrare. Questa rete ha davvero il sapore della fiaba, visto il grave problema cha ha afflitto il centrocampista danese. 
Per la Danimarca è il trionfo ed il massimo risultato mai ottenuto dalla sua nazionale.


Grande merito di questa storica affermazione va la tecnico, che senza preavviso e tra mille difficoltà forgia una squadra grintosa ed equilibrata, dallo spirito battagliero e sorretta comunque da ottime individualità La sua recente scomparsa ha visto grande partecipazione nella nazione, unita al riconoscimento del mondo del calcio per le emozioni regalate dalla sua nazionale.
Tria protagonisti spicca sicuramente Peter Schmeichel, lanciato verso una carriera di successi e divenuto uno dei portieri più forti di sempre.
Tra gli altri merita una citazione Henrik Larsen, il quale vive un torneo da grande protagonista, con 3 reti realizzate e prestazioni importanti. Termina il torneo come capocannoniere, insieme a Brolin e Bergkamp.


Ottimo anche Brian Laudrup che si libera del nomignolo di "fratellino di Michael", giocando da leader e dimostrando il suo innato talento. Avrà in seguito esperienze italiane con Fiorentina e Milan, con prestazioni altalenanti.
Non sembra comunque giusto parlare di singoli in una squadra che, sempre contro pronostico, ha battuto le più forti squadre europee, in bilico tra abilità, cuore ed un pizzico di fortuna.
Seppur non fortissima ed, apparentemente, non a livello delle avversarie, la Danimarca ha scritto una delle pagine più belle della storia recente del calcio, dove davvero tutti gli elementi sono combaciati per dare vita ad un finale da favola.

Giovanni Fasani


 

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