martedì 2 settembre 2014

A SORPRESA..... LA BOLIVIA!

La possibilità di poter organizzare una grande manifestazione tra nazionali ha sempre rappresentato un grande privilegio ed un’occasione irripetibile per il pubblico di casa.
Sovente tale avvenimenti sono ricordati con grande emozione dagli spettatori, proprio per il particolare fascino da essi trasmesso e per il particolare clima respirabile durante il loro svolgimento.
In talune situazioni la nazione ospitante è risultata poi essere quella vincitrice della competizione, sfruttando al meglio il fatto di poter “giocare in casa” un simile importante torneo. 
Ovviamente si è più volte assistito al fenomeno per il quale il paese organizzatore fosse anche quello favorito alla vigilia o comunque uno dei papabili vincitori; in tal senso l’assegnazione è quasi sempre andata a paesi dal notevole potenziale economico, in grado di assicurare strutture di qualità ed un notevole bacino d’utenza.
Ma, fortunatamente, possiamo rendere omaggio anche ad eventi nei quali la nazione “padrona di casa”, pur non accompagnata da positivi pronostici, sia poi riuscita a trionfare, scrivendo pagine indimenticabili nella propria storia sportiva.
Uno dei casi più celebri è quello della Bolivia, che nel 1963 organizza e vince la ventottesima edizione della Copa America, traendo grandissimi stimoli dalle particolari condizioni ambientali e sviluppando una speciale motivazione nei giocatori.


La nazione sudamericana ottiene il diritto di gestire la manifestazione per il forte volere della propria classe politica, desiderosa di presentare al grande pubblico il paese e di dare una grande soddisfazione alla propria gente.
La formula del torneo prevede che le 7 nazioni partecipanti si affrontino in 21 incontri dal 10 di marzo al 31 dello stesso mese e vengono selezionati due soli stadi per lo svolgimento delle gare, l’Hernando Siles di La Paz e il Felix Capriles di Cochabamba.
Appare immediatamente evidente come già in questa formula si possono notare alcune delle particolarità che contraddistinguono tale edizione della manifestazione e che hanno parzialmente aiutato la Bolivia nel suo strepitoso cammino.
Innanzitutto  l’esiguo numero di squadre al via dipende dalla decisione di Uruguay, Cile e Venezuela di non prendere parte alla Copa America, per ragioni che vanno ricercate anche nei pessimi rapporti tra le varie federazioni.
A tutto ciò si aggiunge il fatto che le due squadre più blasonate, Brasile ed Argentina, si presentino senza i giocatori più affermati, con l’Albiceleste che propone addirittura una formazione giovanile.
Inoltre, come noto, la Bolivia ha una conformazione morfologica particolare, essendo attraversata per una buona parte dalla cordigliera delle Ande. Le due città sede della manifestazione si trovano esattamente in questa zona, tanto che La Paz ha un’altitudine di 4000 metri e Cochabamba di 3000. E’ quindi innegabile come la maggior abitudine dei giocatori boliviani a tali elevati livelli possa essere visto come un vantaggio rispetto agli avversari.
Andando oltre questi aspetti favorevoli, la Bolivia è protagonista di una competizione eccezionale, grazie ai valori espressi ed al contributo di giocatori che nel corso di essa raggiungono il massimo livello in carriera.
L’analisi di tale cavalcata non può che partire dal commissario tecnico, il brasiliano Danilo Alvim Faria, vero artefice della vittoria finale e personaggio fondamentale per il salto di qualità dei suoi uomini.



La scelta della federazione boliviana cade su di un allenatore molto giovane, il quale ha appena terminato un lunga carriera spesa tra America Footbal Club, Canto do Rio, Vasco da Gama e Botafogo.
Inoltre ha una lunga esperienza nella nazionale brasiliana, dove si è distinto come brillante centrocampista; curiosamente è stato uno dei giocatori brasiliani protagonisti del celebre Maracanazo, ovvero della storica sconfitta contro l’Uruguay nel Mondiale del 1950.
Arrivato all’inizio del 1963, il tecnico si guadagna da subito le critiche dei tifosi e degli addetti ai lavori, a causa delle brutte prestazioni disputate nella coppa Paz del Chaco. Quest’ultimo torneo, seppur amichevole, risulta molto sentito in patria, essendo storicamente giocato con partite di andata e ritorno contro gli storici rivali del Paraguay.
Nell’edizione in questione la Bolivia perde entrambi gli incontri in modo pesante, rimediando uno 0-3 nel prima match ed addirittura un 1-5 nel secondo.
A seguito di tali pesanti sconfitte e delle polemiche, Danilo rivede le sue decisioni in termine di schemi e scelte, arrivando a selezionare con cura i convocati per l’imminente Copa America.   
In porta dà fiducia ad Arturo Lopez, mentre nel pacchetto arretrato propone un trio di difensori tignosi ed estremamente attenti, formato da Roberto Cainzo, Eduardo Espinoza ed Eulogio Vargas.
Nel reparto di centrocampo imposta con la squadra con due mediani, dotati di buon fisico e di buoni fondamentali tecnici. Uno dei due è Alberto Torres Vargas, poliedrico giocatore in grado di disimpegnarsi anche come difensore centrale.
Insieme a lui Danilo dà fiducia ad una delle novità rispetto alle prime sfortunate uscite, vale a dire Wilfredo Camacho, giocatore completo in ogni fondamentale e dotato di grandissimo carisma. 


Arrivato nell’età della piena maturità calcistica, Camacho è dotato di grande rapidità e di un’acuta visione di gioco, unita ad un’ottima capacità di proposizione offensiva, qualità sulla quale punta molto il commissario tecnico brasiliano.
A conferma della sua grande duttilità tattica ci sono i vari ruoli da lui ricoperti in carriera; dopo aver esordito come attaccante, ha arretrato progressivamente la sua posizione ed in certe gare è stato anche impostato come difensore centrale.
Davanti alla coppia mediana si sviluppa la fase offensiva della squadra, attraverso due vere e proprie ali e tre attaccanti dalle caratteristiche eterogenee.
Tra questi lo staff tecnico si affida a nomi quali Edgar Quinteros, Renan Lopez, Fortunato Castillo, Maximo Alcocer, Ausberto Garcia e al quasi quarantenne Victor Ugarte.
Se quest’ultimo rappresenta il giocatore più vecchio della selezione, un altro attaccante risulta essere il più giovane della stessa, vale a dire Ramiro Blacut.


Il diciannovenne attaccante in forza agli argentini Ferro Carril Oeste è il vero “uomo nuovo” della Bolivia e viene visto da Danilo come l’elemento in grado di cambiare le sorti di un incontro con la sua rapidità ed il suo senso del gol. La scelta crea anche qualche malumore tra i media boliviani, soprattutto per la scarsa esperienza del giocatore, reduce solo da una parziale stagione nella propria squadra di club.
L’esordio per la Bolivia avviene contro l’Ecuador, squadra etichettata come la più abbordabile del torneo, ma abituata anch’essa all’elevata altidutine.
La partita è molto avvicente e termina con il sorprendente risultato di 4-4, con la Bolivia in vantaggio per 2-0 grazie alle reti di Lopez e Castillo che si fa riprendere e addirittura superare, tanto che al 55° Raymond Contreras porta sul 4-2 l'Ecuador. La squadra di Danilo reagisce e le reti di Alcocer e Camacho, arrivate negli ultimi 10 minuti, le permettono di evitare la sconfitta. Nonostante il punto acciuffato nel finale di gara, si sollevano molte critiche e notevoli dubbi sulla tenuta difensiva della squadra. 
La partita successiva viene giocata contro la Colombia e ha luogo 7 giorni dopo l'esordio, grazie alla particolare formula del calendario del torneo. Durante tale periodo il commissario tecnico rivede le sue decisioni e da fiducia a giocatori non impiegati nel primo match, come il difensore Hugo Palenque, il centrocampista Antonio Aguirre e l'attaccante Abdul Aramayo, poco considerati alla vigilia del torneo.
Il match inizia in salita, con Botero che porta in vantaggio i colombiani al 5° minuto di gioco. Così come nel primo impegno la reazione della Bolivia è veemente ed una doppietta di Alcocer ribalta il risultato già nel primo tempo; una ritrovata solidità difensiva permette alla squadra di mantenere il vantaggio fino alla fine, garantendo la prima vittoria nella coppa.
La terza partita mette di fronte la rappresentativa di  Danilo contro il soprendente Perù, capace nei precedenti incontri di battere Argentina ed Ecuador.
L'allenatore brasiliano torna alle soluzioni difensive originarie ed a centrocampo da fiducia a Jesus Herbas.
Dopo il vantaggio di Camacho al 1° minuto, la partita diventa incerta, con la squadra peruviana che pareggia al 12° con il gol di Gallardo. All'inizio del secondo tempo è il solito Alcocer ha riportare in vantaggio i suoi, ma al 63° Leon riequilibria nuovamente le sorti dell'incontro.
Al 76° arriva la prima rete nel torneo di Ausberto Garcia, che regala alla Bolivia la vittoria per 3-2.
Tre giorni dopo si gioca la quarta partita della Copa America e l'avversario è il Paraguay, squadra a punteggio pieno nel girone, in una sorta di rivincita del Paz del Chaco da poco giocato.
La Boliva entra in campo spinta dal pubblico, con le novità di Mario Zabalaga e Max Ramirez dal primo minuto.
Danilo è ancora alla ricerca del giusto assetto, ed anche in questa sentita partita cambia qualcosa, al fine di trovare l'undici giusto con il quale giocarsi la vittoria finale.
La sua squadra lo ripaga con una delle migliori prestazioni della manifestazione, vincendo per 2-0 grazie alle reti di Castillo al 27° e di un positivo Garcia a due minuti dalla fine dell'incontro.
A questo punto la squadra boliviana è prima classifica con ancora due gare da disputare, contro Brasile ed Argentina
La giornata succesiva prevede lo scontro con quest'ultima rappresentativa, che ha un solo punto di distanza al pari del Paraguay.
Le scelte tattiche rispecchiano quelle della partita precedente, con la sol novità di Blacut dal primo minuto.
Anche questa partita risulta aperta ed altalenante, con la Boliva in vantaggio due volte, grazie a Castillo ed al primo gol nel torneo proprio di Blacut. In entrambe le circostanze ci pensano le reti dell'attaccante argentino Mario Rodriguez a rimettere in corsa la sua nazionale, ma all'88° la rete di Camacho fa esplodere lo stadio di La Paz e fissa il risultato sul 3-2 finale.
A 90 minuti dalla fine la squadra di Danilo ha un punto di vantaggio sul Paraugay, che risulta impegnato contro l'Argentina, ormai in lotta solo per il secondo posto.
La Bolivia deve invece affrontare il Brasile, ormai tagliato fuori per la vittoria finale e protagonista di un torneo deludente dopo le prime due vittorie ottenute.
Nonostante il Paraguay stia pareggiando contro l'Argentina, la partita giocata a Cochabamba è tutt'altro che scontata e termina con ben 9 gol segnati.
Il Brasile passa in vantaggio al 22° con Flavio e da quel momento ha origine la "grandinata di gol" con Ugarte che pareggia al 29°, poco prima che ancora Flavio riporti in vantaggio la Seleçao. Dopo soli 5 minuti arriva il pereggio di Camacho al quale fa seguito il gol di Garcia all'inizio del secondo tempo, che porta in vantaggio la Bolivia.
Al 57°arriva il gol di Alcocer, che risulta essere il suo quinto nella Copa, ma l'ultimo in carriera.


Pochi minuti dopo questa realizzazione subisce un duro intervento dal difensore Procopio che gli procura una doppia frattura ad una gamba, costringendolo ad uscire dal campo ed a terminare quel giorno la sua carriera.
Ugarte realizza il susseguente rigore e i successivi gol di Marco Antonio Garcia ed Amir servono solo a fissare il risultato sul 5-4 consegnando la Copa America per la prima volta alla Bolivia.



A rendere ancora più leggandaria tale affermazione vi è il fatto di aver chiuso il torneo senza sconfitte, infilando 5 vittorie consecutive dopo il pareggio iniziale con l'Ecuador.
Negli anni successivi nessuno dei protagonisti riesce a ripetersi su questi livelli e solo nei confini nazionali il nome di tali ottimi interpreti viene ricordato e celebrato.
Blacut  viene votato come miglior giocatore della Copa America 1963 e due anni più tardi ha un'esperienza europea nel Bayern Monaco, dove però non riesce mai ad entrare in campo.
La gloria ricercata dalla Bolivia nel 1963 è quella di vincere in casa la Copa America e sotto la guida di un sagace Danilo vi riesce, mettendo in mostra giocatori di inimmaginabile livello e sopperendo a qualche lacuna tecnica con un grande spirito.
Non entrando nel merito degli indubbi fattori che hanno avvantaggiato la squadra, sembra giusto rendere merito ad una storica e meritata affermazione, seppur davvero ottenuta "a sorpresa".


Giovanni Fasani

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