martedì 24 marzo 2015

FINALMENTE LA COLOMBIA!

Il calcio colombiano ha sempre prodotto grandi giocatori ed in alcuni periodi si è distinto come uno dei più importanti e trainanti di tutto il contesto sudamericano.
Nel continente i risultati non sono però arrivati, ed anche in Copa America si può ricordare il secondo posto nell'edizione del 1975 e qualche altro successivo piazzamento.
Chi ha buona memoria si ricorda della nazionale colombiana degli anni '80, che sull'ossatura del Nacional Medellin ha costruito una forte quanto sfortunata nazionale.
Addirittura alla vigilia del Mondiale del 1994 Pelè conferisce alla suddetta nazionale il titolo di favorita assoluta della competizione, salvo ricredersi a seguito della precoce eliminazione di Valderrama e compagni nel girone eliminatorio.
Proprio il periodo tra gli anni '80 e gli anni '90 sembra essere il migliore in termini di giocatori prodotti, ma i risultati non arrivano.
Possiamo quindi dire che tutta la storia della rappresentativa colombiana si fonda su di un "vorrei ma non posso" che è diventata anno dopo anno una filastrocca ripetitiva e poco felice in quel di Bogotá.
Negli anni recenti se si pensa alla nazionale colombiana non si può non fare riferimento a Francisco Maturana, vero e proprio guru del calcio del suo paese, ma al cui nome sono legati gli insuccessi appena ricordati.
Nel 2001 la federazione colombiana decide di organizzare la quarantesima edizione della Copa America, nonostante le palesi difficoltà sociali nelle quali versa il paese, dilaniato da una delinquenza dilagante e da un aspro conflitto con i guerriglieri delle FARC, che fino all'ultimo mette in dubbio la disputa della competizione. A tal proposito Canada ed Argentina decidono di non prendere parte al torneo, suscitando più di una polemica, mentre Brasile ed Uruguay propendono per presentare formazioni prive dei giocatori principali.
Lo scopo del governo è quello di rivalutare l'immagine della Colombia nel contesto internazionale nonché quello di vincere il torneo, per regalare una grande soddisfazione al caloroso pubblico locale.
In tal senso, quando si tratta di scegliere il commissario tecnico la federazione opta ancora per Francisco Maturana, l'unico in grado di gestire al meglio la grande tensione e gestire al meglio tutti i dettagli tecnici ed umani.
La scelta si rivela vincente, perché la Colombia vince effettivamente la Copa America 2001.


Il tecnico di Quibdo non ha a disposizione i precedenti campioni come in altre sue esperienze, ma costruisce un gruppo compatto e tignoso, composto in prevalenza da giocatori ancora in forza a squadre colombiane.
Sul campo chiede l'applicazione delle sue teorie e chiede grande sacrificio e predisposizione alla fase difensiva.
La squadra viene impostata con un elastico 4-3-1-2, particolarmente flessibile ed interpretabile, assolutamente mutabile durante la gara.


Tra i pali il titolare è Oscar Cordoba portiere di buona affidabilità in forza al Boca Juniors. Nel 2002 giocherà 15 partite con la maglia del Perugia, prima di avere esperienze nel campionato turco.
Agli esterni bassi viene chiesto di accompagnare l'azione con continuità, alzando continuamente la propria posizione, ma al tempo stesso devono essere pronti a proporsi come disciplinati terzini in fase di non possesso.
Sia Ivan Lopez che Gerardo Bedoya sono in possesso anche di buoni fondamentali tecnici, tanto che quest'ultimo è impiegato come centrocampista nelle varie squadre di club di appartenenza. L'impiego di Jersson Gonzalez assicura una maggior corsa, essendo il laterale, al momento all'America de Cali, un autentico "motorino" sulla corsia di riferimento.
Nello schema tattico le sovrapposizioni dei due laterali sono fondamentali per garantire una proficua gestione della palla e per avere la superiorità numerica su entrambe le corsie
La coppia di centrali è rappresentata da due difensori davvero di vecchio stampo, ai quali viene chiesto di francobollare i centravanti di riferimento con marcature arcigne .
Mario Yepes è un difensore completo in tutti i fondamentali ed anche in Europa si impone per attenzione e grande carisma. Nonostante l'età avrà positive esperienze anche nel campionato italiano.
Ivan Cordoba è il vero leader del reparto e della squadra, tanto da esserne il capitano; la sua importanza al centro del reparto è fondamentale e l'esperienza acquisita nelle file dell'Inter lo rende un valore aggiunto. Pur non essendo altissimo è in possesso di una strepitosa elevazione che gli permette di fronteggiare al meglio attaccanti meglio piazzati fisicamente. Inoltre si dimostra velocissimo, riuscendo a tenere il passo anche di mezzepunte rapide e sguscianti.
Maturana chiede alla sua squadra grande rapidità nei passaggi e grande densità nella zona mediana. La palla deve quindi circolare con grande precisione e velocità, tanto che Fabian Vargas, Freddy Grisales e Juan Carlos Ramirez sono chiamati a garantire un continuo movimento per proporsi come costanti punti di riferimento. I primi due in particolare sono soliti variare di continuo la propria posizione, mettendo in luce anche buone soluzioni offensive, grazie in particolare ad un buon senso dell'inserimento.
Giovanni Hernandez viene proposto in un utile ruolo di trequartista, chiamato sia a puntare la porta centralmente, sia a defilarsi per sfruttarne al meglio l'abilità nel dribbling.
Lo scopo principale è quello di non dare punti di riferimento agli avversari, diversificando lo sviluppo della manovra e coinvolgendo più giocatori possibile per lo sviluppo della stessa.
La maggior parte di tale mole di gioco è volta a rifornire la punta centrale, Victor Aristizabal, attaccante dalla tecnica elevata e assolutamente letale nei sedici metri avversari.


In aera di rigore dimostra un tempismo perfetto ed è abilissimo nel liberarsi al tiro, sfruttando una grande coordinazione ed un formidabile fiuto nel gol. A tal proposito risulta ancora essere il miglior realizzatore di tutti i tempi del campionato colombiano, oltre ad essere il miglior realizzare straniero del campionato brasiliano, in virtù delle esperienze con San Paolo, Santos, Vitoria, Coritiba e Cruzeiro.
Accanto a lui si alternano Elkin Murillo ed Eudalio Arriaga, entrambi dotati di ottimo dribbling e perfettamente funzionali a garantire sostegno ad Aristizabal. Anche a loro viene chiesto un continuo movimento, al fine di rendere imprevedibile gli intenti costruttivi, perfettamente coordinati con il dinamico reparto di centrocampo.
I "Cafeteros" sono inseriti nel girone A con Cile, Ecuador e Venezuela, con il quale gioca la sua gara d'esordio. Quest'ultima termina 2-0 per la squadra di Maturana, grazie ad un gran tiro da fuori di Grisales e ad un rigore di Aristizabal.
Tre giorni dopo viene battuto l'Ecuador, grazie ad un guizzo ancora di Aristizabal, abile a trovare la porta dopo una corta respinta del portiere.
L'ultima partita contro il Cile vale il primo posto nel girone e per l'occasione il commissario tecnico schiera per la prima volta nel torneo il secondo portiere Miguel Calero.
La Colombia si dimostra ancora una volta superiore, vincendo il match per 2-0 grazie ad un rigore a "cucchiaio" del solito Aristizabal e ad un'azione solitaria di Arriaga nel recupero.
Nei quarti di finale l'avversario da affrontare è il coriaceo Perù allenato da Uribe, qualificatosi come seconda miglior terza.
Ad Armenia i padroni di casa giocano una partita perfetta, dominando letteralmente l'incontro, vinto per 3-0. Ancora grande protagonista risulta Aristizabal con una pregevole doppietta, inframezzata dal gol di Hernandez
La semifinale mette di fronte i padroni di casa all'Honduras di Amado Guevara, autentico trascinatore della "Bicolor" nelle precedenti partite e nominato al termine del torneo come miglior giocatore di tutta la competizione.
Ancora una volta la squadra colombiana ha la meglio, portandosi in vantaggio già al 6° minuto con Bedoya, che con un gran tiro di sinistro da posizione defilata trova l'incrocio dei pali. Il raddoppio arriva nel secondo tempo, ad opera nuovamente di Aristizabal, pronto a concludere a rete un traversone proveniente dalla destra.
Ad attendere la squadra di Maturana per la finale del 29 luglio c'è il Messico di Javier Aguirre, squadra estremamente pratica, che viene da una combattuta semifinale contro l'Uruguay, battuto 2-1.
La compagine messicana per tutto il torneo si dimostra squadra solida e "scorbutica", in grado di adattarsi tatticamente al gioco avversario: la riprova la si può trovare nella vittoria per 1-0 ottenuta contro il Brasile nel girone iniziale.
L'atto finale della Copa America 2001 si decide al 65° minuto quando Ivan Cordoba è abile a deviare di testa una calcio di punizione di Ivan Lopez dalla destra, decretando la vittoria finale.
Al di là del risultato, la Colombia domina la partita e costruisce più di un'occasione, nonostante l'infortunio di Arisitizabal al 30° minuto e solo le parate di Oscar Perez tengono in corsa il Messico fino alla fine.
Le sei vittorie consecutive dei "Cafeteros" rappresentano un ruolino di marcia straordinario, ottenuto grazie al preciso canovaccio tattico creato da Maturana.




Il primo dato che balza all'occhio analizzando la cavalcata della Colombia è quello relativo alla totale impermeabilità difensiva: nelle sei partite disputate Oscar Cordoba non subisce nemmeno un gol, a riprova di come il collettivo sia alla base del successo descritto.
Il commissario tecnico ottiene da ogni singolo giocatore il massimo possibile ed ogni incontro della rappresentativa colombiana sorprende in positivo per agonismo e sincronismi tattici perfetti.
A livello di singoli non si può non citare il capocannoniere della suddetta Copa America, Victor Aristizabal, apparso nel torneo al top della carriera.
I giudizi negativi vertono sul basso livello medio della Copa America 2001, priva delle stelle uruguaiane e brasiliane ed orfana dell'Argentina; tale analisi è indubbiamente veritiera, ma non rende merito alla prestazione della squadra vincitrice, meritevole di lodi per quanto mostrato sul campo.
Senza celebrati campioni ed in un periodo apparentemente di transizione del proprio movimento calcistico, la Colombia nel 2001 dimostra che la tattica, le motivazioni e lo spirito di squadra sono ancora fondamentali per vincere.


Giovanni Fasani

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