martedì 31 marzo 2015

SUL FILO DI LANA

La nazionale di calcio è l’unica rappresentativa che riesce a riunire ed a mettere d’accordo tutti gli appassionati della penisola, troppo volte divisi da campanilismi o da accese rivalità tra squadre di club.
Solo quando l’Italia scende in campo si può far affidamento sul tifo incondizionato di tutti i tifosi, che magari solo per 90 minuti sono disposti ad applaudire e ad incitare giocatori che storicamente ritiene rivali, solo perché militanti in squadre antagoniste.
Le grandi imprese della nostra squadra sono negli occhi di tutti i tifosi e quando le partite sono importanti, il pubblico italico le vive ancora con maggior passione e dimentica del tutto campanilismi ed astiosità.
Andando a ritroso nel tempo è possibile portare alla mente grandi partite consegnate alla leggenda, per sempre presenti nei ricordi di chi le ha vissute o nella memoria di chi magari non era ancora nato.
Pochi si ricordano però quando e come la nostra nazionale abbia fatto il proprio esordio nel contesto internazionale, essendo passato più di un secolo da tale storico evento.
Più precisamente la compagine italiana gioca la sua prima partita ufficiale il 15 maggio del 1910, confrontandosi con quella che storicamente può essere indicata come una sua storica rivale: la Francia.
All’Arena Civica di Milano le due squadre scendono in campo per tale primo scontro, con i giocatori italiani in maglietta bianca, essendo la tanto ambita maglia azzurra ancora lontana dall’essere introdotta.
La federazione italiana punta molto su questo incontro e decide di nominare una commissione tecnica per selezionare gli undici titolari. Quest’ultima programma addirittura una doppia sfida tra possibili titolari e probabili riserve, proprio al fine di essere sicuri che la formazione titolare sia la migliore in assoluto (tenuto conto che i forti rappresentanti della Pro Vercelli non possono partecipare causa squalifica).


L’incontro termina con un altisonante 6-2 per l’Italia, che proprio in questo contesto fa la conoscenza di Pietro Lana, autore del primo storico gol dell’incontro e mattatore dello stesso con una formidabile tripletta.
Il commissario tecnico indicato dalla federazione, Umberto Mezza, lo propone in un tridente con il compagno di squadra Aldo Cevenini ed Arturo Boiocchi della US Milanese, regalando al 4000 presenti un apprezzabile spettacolo, nonostante Lana sia l'unico attaccante in campo ad andare a segno.
Tale exploit si colloca alla perfezione nella carriera di questa piccola e guizzante mezzala sinistra, che in campo si distingue per una tecnica elevata e per la grande rapidità.
Soprannominato “Fantaccino”, proprio per il fisico minuto, Lana spende la quasi totalità della sua attività nel Milan, del quale diventa uno dei giocatori simbolo ad inizio carriera.
I primi tifosi della squadra rossonera hanno la fortuna di ammirare un giocatore dal passo veloce e dal tiro preciso, in grado di mettere in difficoltà l’avversario diretto e di far divertire la “platea”.
In questo periodo dove il calcio necessita di acquisire popolarità, le sue giocate sono un involontario quanto piacevole veicolo pubblicitario.
In lui è innato un certo gusto per il numero ad effetto, tanto che le cronache dell’epoca lo descrivono come improvvisato giocoliere sulle spiagge italiche, dove con piacere intrattiene grandi e piccoli con giocate e calibrati tiri indirizzati verso le finestre delle cabine balneari.
Non si tratta di un autentico uomo gol, considerato che nelle sei stagioni giocate nel Milan segna 18 reti in 51 apparizioni di campionato, facendosi apprezzare maggiormente come rifinitore per i compagni, magari dopo fulminee iniziative personali o con precisi ed inaspettati passaggi.



Sulla base di questi numeri, la sua tripletta all’esordio con la nazionale assume ancora di più i contorni dell’impresa.
Tuttavia non è nuovo a segnare in partite importanti, come dimostra il primo storico gol da lui segnato in un derby di Milano: la partita si gioca in Svizzera ed il Milan vince per 2-1, con Lana che sblocca il risultato con un gol che la Gazzetta dello Sport definisce da "sicario".
Appare chiaro che il personaggio è sicuramente particolare e la sua personalità emerge anche nella famosa “fuga” di giocatori milanisti dissidenti, che nel 1908 abbandonano il club per formare i futuri rivali dell’Internazionale.
Come era prassi all'epoca, la maggior parte dei giocatori sono anche soci del club nel quale militano e nel suddetto anno insieme ad altri 44  "colleghi" scontenti mette il suo nome tra quelli dei fondatori dei futuri "cugini".
Lana si pente quasi subito di questa scelta e conferma il suo affetto per la compagine rossonera rientrando dopo poco nei ranghi della società, dimostrando grande senso di appartenenza e fedeltà alla società che ha contribuito a consolidare nel panorama italiano.
In quei tempi potenziali giocatori o dirigenti alle prime armi hanno la possibilità di fondare nuove squadre con assoluta facilità, ignari che le nuove squadre da loro create diventeranno nel tempo tra le più importanti del panorama calcistico italiano.
La grande prestazione alla sua prima uscita con la nazionale non diventa però viatico per un’eccelsa carriera con la stessa, che termina esattamente 12 giorni dopo la sonora sconfitta per 6-1 in amichevole contro l’Ungheria.
Il calcio pionieristico è quanto di più lontano ad un’idea di professionismo e moltissimi calciatori sono impegnati in altre principali professioni che sottraggono tempo ed energie al calcio.
Anche Lana non sfugge a questa tendenza, interpretando come “un passatempo per gentiluomini” l’attività calcistica.
In anni nei quali è difficile codificare e dare un senso al nascente movimento calcistico, anche per un commissario tecnico non è facile trovare giocatori liberi da impegni e costruire un vero e proprio gruppo di riferimento.
Nonostante le prime cronache sportive lo propongano come uno dei primi nomi altisonanti del calcio italiano, la sua esperienza con la nazionale si ferma a queste due esperienze.


L’imminente conflitto bellico si impone ovviamente come altro pesante ostacolo alla sua carriera, che subisce varie pause durante gli orrori prodotti dai campi di battaglia
Proprio durante i duri anni della guerra decide di mantenersi in un buon livello di forma fisica, trasferendosi al Brescia, dove però gioca solo alcune partite amichevoli, essendo precluse le attività ufficiali nel suddetto periodo.
Questi incontri sono gli ultimi da lui disputati a livello di club e dal 1917 non è dato sapere di così si occupi, anche se la sua passione per l’alpinismo possa essere considerata una valida possibilità.
La nascita del movimento calcistico italiano ci mette di fronte a personaggi come Lana, che, involontariamente, sono i fautori del calcio che tanto ci appassiona ai nostri giorni.
Nonostante possa essere dimenticato o poco considerato, il suo nome resta a carattere indelebile nella storia della nostra nazionale.
Magari alla prossima gara dell'Italia ci ricorderemo tutti di Fantaccino e realizzeremo che quanto stiamo vedendo lo dobbiamo anche a lui.

Giovanni Fasani

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