mercoledì 4 novembre 2015

ALEN BOKSIC

Agli inizi degli anni '90 dal campionato francese emerge un giovane attaccante croato dotato di grandissima potenza e di purissima tecnica, in grado di far impazzire qualsiasi difesa e di essere altamente incisivo in zona gol.
Un tale talento non può passare inosservato agli occhi dei grandi club europei ed intorno a lui si scatena una vera e propria asta, dove le voci, vere o presunte, si susseguono giornaliere.
Nel 1993 tale talentuoso centravanti approda in Italia, per imporsi come uno degli attaccanti più completi e decisivi del campionato.
L'unica pecca di Alen Boksic è probabilmente la scarsa confidenza con la rete, in parte dovuta al grande lavoro da lui svolto in fase offensiva.


In patria cresce calcisticamente nell'Hajduk Spalato con il quale fa il suo esordio a soli diciassette anni, mettendosi in mostra come uno dei profili più interessanti dell'intero calcio slavo.
Le sue brillanti prestazioni gli valgono anche la convocazione per il Mondiale del 1990, durante il quale non viene mai schierato dal commissario tecnico Ivica Osim. Nonostante le precedenti e successive convocazioni, Boksic non giocherà mai per la nazionale della Jugoslavia unita, dovendo attendere la sanguinosa separazione della stessa per entrare a far parte con profitto della nazionale croata.
Nella stagione 1990/1991 vince con l'Hajduk la coppa nazionale, continuando quel processo di evoluzione che lo rende appetibile per diversi club del continente.
Nel 1991 approda nel campionato francese, per giocare nelle file del Cannes, abbandonando i Bianchi di Spalato dopo 111 apparizioni complessive e 30 gol.
La prima stagione in terra transalpina è avara di soddisfazioni, tanto che il giocatore croato riesce a scendere in campo una sola volta in campionato.
Sulle sue qualità scommette però il Marsiglia, che decide di acquistarlo per la stagione successiva; la squadra di Bernard Tapie è una delle compagini migliori d'Europa al momento ed il suo vulcanico presidente è fermamente determinato ad arrivare a conquistare la Champions League, dopo la sconfitta di due anni prima in finale contro la Stella Rossa.
Boksic ripaga in pieno la fiducia della società, laureandosi capocannoniere del campionato con 23 reti e trascinando la squadra alla conquista dell'ambita coppa, dopo una dura finale contro il Milan.
La punta croata evidenzia un repertorio tecnico di grandissimo livello, unito a doti atletiche strabilianti, che coniugano al meglio un fisico possente ad una velocità degna di un quattrocentista.
Diventano celebri le sue progressioni, basate su di una inarrestabile potenza e su di un dribbling altamente efficace.
I suoi quasi 190 centimetri lo rendono molto abile anche nel gioco aereo, anche se la sua peculiarità è quella di partire leggermente defilato e fuori dall'area di rigore, dove esprime al meglio le sue ottime qualità,
Le sue 6 reti nella suddetta Champions League lo rendono uno degli attaccanti migliori del panorama europeo, nonché uno dei più ambiti. Molte società tentano di approfittare della difficoltà della società marsigliese, accusata di corruzione per la vittoria del titolo nazionale.
Tale successo verrà successivamente revocato, ma il clima nella città francese è da subito molto pesante, tanto che lo stesso Boksic conferma la sua volontà di cambiare squadra.
A lui penserebbe anche il Milan, intenzionato a sostituire un Marco Van Basten ormai vicino al forzato addio, proprio con il centravanti croato.
Il Marsiglia non cede alle lusinghe e Boksic comincia la stagione 1993/1994 ancora con l'OM, dalla quale se ne va però nel gennaio del 1994, quando accetta la ricca offerta della Lazio.


La sua prima stagione in biancoceleste si chiude con 21 partite e 4 reti segnate in campionato, la prima delle quali realizzata in una vittoria per 3-1 contro la Juventus.
Nelle stagioni successive la squadra allenata da Zeman rimane ai vertici del campionato, senza comunque riuscire a vincere nessun trofeo.
Le prestazioni di Boksic sono al solito di grande livello, ma inizia ad emergere una sua piccola pecca: in zona gol sembra aver perso molta della sua incisività e non sono rari alcuni suoi marchiani errori nei pressi della porta.
La motivazione principale di tale mancanza ricade nel grande dispendio di energie da lui prodotto per la squadra, del quale beneficia su tutti il vero bomber della squadra, Giuseppe Signori.
Boksic è solito defilarsi o fare letteralmente a "sportellate" con i difensori avversari, aprendo invitanti spazi per i compagni, ma perdendo, inevitabilmente lucidità in fase di conclusione.
Nel 1996 dopo 80 presenze e 19 reti complessive, si perfeziona il suo trasferimento alla Juventus, desiderosa di completare con l'attaccante croato una rosa di attaccanti di ottimo livello.
Nella stessa estate partecipa con la Croazia al Campionato Europeo in Inghilterra, chiusosi per la nazionale di Miroslav Blazevic con l'eliminazione ai quarti di finale.
Boksic gioca solamente la prima gara contro la Turchia, al termine della quale gli viene preferito stabilmente Goran Vlaovic.
Le prime apparizioni in maglia bianconera sono di ottimo livello, soprattutto in Champions League, dove segna ben 4 reti nel girone iniziale.
Partita dopo partita emerge però la sua scarsa indole realizzativa, specie nella finale di Coppa Intercontinentale contro il River Plate, dove Boksic sbaglia più di una palla gol.
In tutto il campionato segna solamente 3 reti, una delle quali decisiva per l'importante vittoria per 1-0 sul campo del Bologna: il giocatore croato realizza un grandissimo gol con una strepitosa azione personale.


La sua avventura a Torino si conclude al termine di questa stagione per ritornare nuovamente alla Lazio, alimentando anche qualche voce che vorrebbe tale trasferimento  come un mezzo per ottenere una plusvalenza a livello di bilancio. 
Il suo ritorno nella società capitolina coincide con il massimo splendore della gestione Cragnotti, il quale, grazie a cospicui investimenti, porta la squadra al successo sia in campo nazionale che europeo.

In tre stagioni Boksic partecipa alla vittoria di un titolo nazionale, due Coppa Italia, una Supercoppa Italiana, una Coppa delle Coppe ed una Supercoppa Europea.

Particolarmente positiva per lui è la stagione 1997/1998, dove per la prima ed unica volta raggiunge la doppia cifra in termini di reti realizzate in campionato (10 gol) e va a segno 5 volte in Coppa Italia, contribuendo in modo decisivo al successo finale.
Tuttavia verso il termine della stagione subisce un grave infortunio al ginocchio che lo costringe a rinunciare all’imminente Mondiale e lo rende indisponibile per buona parte della stagione successiva.
Nel 2000, anno trionfale per la Lazio, abbandona definitivamente la capitale per tentare l’avventura in Premier League: viene infatti ingaggiato dal Middlesbrough, società per la quale gioca per tre anni consecutivi, segnando in totale 22 reti in 73 apparizioni.
Il suo stile di gioco si sposa perfettamente con i dettami del calcio inglese, grazie soprattutto alla sua interpretazione fisica del ruolo di centravanti. Particolarmente positiva è la sua prima stagione nel Boro nella quale con 12 reti in campionato stabilisce il suo personale record dai tempi del Marsiglia.
Nel 2002 decide di abbandonare l’attività agonistica a causa dei numerosi acciacchi, non prima di aver partecipato al campionato del mondo di Corea e Giappone, conclusosi con l’eliminazione della Croazia nel girone eliminatorio.


Non sembra azzardato chiamare Boksic “centravanti atipico” essendo il suo valore molto più elevato di quanto potrebbero dire le fredde cifre (134 reti in 433 partite ufficiali).
La sua importanza in campo va valutata in termini di giocate utili per la squadra, assolutamente indispensabili per tutto il reparto offensivo.
I suoi detrattori continueranno a ricordare le palle gol da lui sbagliate in carriera, focalizzando l’attenzione esclusivamente sulla sua talvolta rivedibile fase conclusiva.
Gli attaccanti sono storicamente valutati per i gol realizzati, ma nel caso di Boksic sembra lecito ampliare i parametri di valutazione, essendo un giocatore dalle molteplici qualità.


Giovanni Fasani

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