martedì 19 gennaio 2016

STEAUA BUCAREST 1988/1989

Il 29 maggio 1989 il Milan di Arrigo Sacchi vince la sua terza Coppa dei Campioni nel contesto tutto rossonero del Camp Nou. La squadra milanese impone a tutta Europa il suo strapotere, grazie alle presenza di grandissimi campioni ed alla idee rivoluzionarie e perfettamente applicate sul campo del suo allenatore.
La squadra aveva in precedenza incantato tutti, in semifinale, dove il celebrato Real Madrid venne annichilito a San Siro con un clamoroso 5-0.
Per molti l’atto finale, terminato 4-0 per la squadra rossonera, viene ora ritenuto una semplice formalità, alla luce della superiorità evidente del Milan e della scarsa considerazione attribuita all’avversario in questione: la Steaua Bucarest.
Se da un lato non vi sono dubbi sul ritenere la compagine di Sacchi la più forte del periodo, dall’altro non vanno sminuiti i valori ed i calciatori che compongono l’undici rumeno nella suddetta competizione.
I Ros-Albastrii sono in un ottimo momento della loro storia calcistica, avendo vinto la massima competizione europea nel 1986 ed avendo raggiunto la finale nel 1989.
La squadra allenata da Anghel Iordanescu è composta da eccelsi talenti, probabilmente tra i migliori calciatori mai transitati in quel di Bucarest, perfettamente messi in campo dal tecnico di Iasi in un versatile 4-4-2, variabile a seconda degli interpreti in un 4-2-2-2 o in un 4-3-1-2.

 
Dalla metà campo in su la squadra è sempre perfettamente bilanciata, potendo contare sulla sagacia tattica di calciatori esperti e molto funzionali al ruolo di contenimento.
Dalla zona mediana in poi l’estro e la tecnica individuale prendono il sopravvento su qualsiasi alchimia tattica e solo lo schieramento adottato dal tecnico traccia la zona di competenza dei protagonisti sul campo.
In porta troviamo Silviu Lung, estremo difensore di 194 centimetri perfettamente a suo agio sia tra i pali che nelle uscite.
Da anni viene considerato uno dei migliori portieri europei, anche per quanto da lui fatto con la maglia dell’Universitatea Craiova e con la nazionale rumena.
Nel corso della carriera si dimostra perfetto erede del mitico Duckadam, del quale replica anche i celebri baffi.
La difesa viene schierata solitamente a 4, con due centrali solidi e corpulenti in grado di proporsi come validi marcatori delle punte avversarie. Sia Stefan Iovan che Adrian Bumbescu si dimostrano ottimi da questo punto di vista, mettendo a disposizione dell’intero pacchetto arretrato tutta loro esperienza.
Sulla fascia sinistra agisce Nicoale Ungureanu, giocatore duttile che fa dell’attenzione difensiva la sua peculiarità principale, così come dimostrato nella sua precedente esperienza nell’Universitatea Craiova.
Sulla corsia di destra si disimpegna Dan Petrescu, futuro protagonista anche del campionato italiano. La sua interpretazione del ruolo è maggiormente offensiva ed è in grado di rendersi molto pericoloso anche negli inserimenti nell'area avversaria, che gli permettono di trovare la rete con discreta continuità.
Ventiduenne nel periodo considerato, verrà molto apprezzato durante la sua esperienza a Foggia, vivendo altresì una buona stagione con il Genoa, prima di giocare per 5 anni con la maglia del Chelsea.
Per parte della stagione il leader del reparto difensivo è Miodrag Belodedici (raccontato in un nostro precedente articolo), il quale abbandona la squadra a metà stagione in seguito alla sua famosa “fuga” a Belgrado.
Solitamente Iordanescu richiede la presenza di due mediani davanti alla difesa, ai quali assegna il duplice compito di smistare al meglio le trame di gioco e di dare il massimo sostegno alla squadra, data la presenza di 4 giocatori offensivi.
Tudorel Stoica e Iosif Rotariu assolvono al meglio a tale funzione, facendosi apprezzare come laboriosi ed indispensabili collanti, diventando insostituibili nelle scelte del tecnico.
Stoica chiude la sua esperienza con la Steaua proprio al termine della stagione, dopo 368 partite disputate nel solo campionato rumeno.
Nella sfida contro il Milan Iordanescu opta per un centrocampo con 3 mediani, inserendo Daniel Minea nel non riuscito compito di ostacolare al meglio la manovra avversaria.
Nel reparto offensivo troviamo un giocatore in grado di fare letteralmente ciò che vuole con il pallone, essendo baciato da una classe innata: il suo nome è Ghoerghe Hagi ed è probabilmente il più forte giocatore rumeno di tutti i tempi, nonché uno dei migliori giocatori della sua epoca.
In possesso di un piede sinistro sensibilissimo, di un dribbling efficace e di una visione di gioco fuori dalla norma, Hagi è realmente l’elemento in grado di fare la differenza, venendo schierato preferibilmente come trequartista.
Soprannominato il “Maradona dei Carpazi”, il fantasista di Sacele paga esclusivamente una spiccata quanto particolare personalità, che lo frenerà particolarmente durante la sua futura esperienza al Real Madrid.
Lo ricordano con orgoglio anche i tifosi del Brescia, dove transiterà per 2 stagioni (una della quali addirittura in serie B).
Personaggio dentro e fuori dal campo, Hagi meriterebbe più di qualche riga per descrivere una carriera prestigiosa, ma non priva di rimpianti.
Accanto a lui o nel ruolo di seconda punta troviamo Ilie Dumitrescu, il quale a soli 19 anni si mette in mostra in Europa con prestazioni di altissimo livello.
La sua velocità di esecuzione e la sua tecnica lo rendono un elemento imprevedibile e difficilmente contenibile dalle difese avversarie.
La sua abilità nel non dare punti di riferimento diventa un'arma importante per Iordanescu, il quale lo impiega con continuità in ogni zona del reparto avanzato.
Nel 1994 al Mondiale statunitense segnerà una decisiva doppietta negli ottavi contro l'Argentina, trascinando la Romania ai quarti. Tale prestazione gli vale il trasferimento nell'Europa occidentale, dove la sua mancanza di continuità non gli consentirà di proporsi ad altissimi livelli. In particolare al Tottenham pagherà anche qualche non confermata voce circa la sua vita fuori dal campo.
Marius Lacatus è un attaccante esterno dal gol facile, in grado di agire sia come ala destra classica, sia come ficcante e rapida seconda punta.
Anche lui rappresenta un asso nella manica per il tecnico, che ne apprezza la duttilità e la forte inclinazione nel trovare la via della rete.
In Italia è conosciuto per la non positiva stagione giocata nella Fiorentina nel 1990, dove non è riuscito a dimostrare il pur rilevante talento.
Rientrato in patria nel 1993 arriverà a vincere complessivamente per ben 10 volte il campionato rumeno
Il trio Hagi-Dumitrescu-Lacatus mette a segno 17 reti nella Coppa dei Campioni in questione, incantando per qualità ed intesa sul campo.
Il ruolo di punta centrale spetta a Victor Piturca, punto di riferimento costante per i compagni ed attaccante dall'ottima media gol (138 reti in 175 in campionato con la Steaua).
Le sue caratteristiche fisico-tecniche lo rendono ideale nell'aprire spazi per le giocate delle mezzepunte a disposizione di Iordanescu, dimostrandosi comunque sempre pronto alla deviazione vincente in area.
Ironia della sorte nell'edizione 1988/1989 della Coppa dei Campioni non riuscirà a trovare mai la rete, nonostante venga schierato quasi sempre titolare.
Più prolifico sotto tale profilo appare Gavril Balint, autore di 3 reti nel torneo considerato pur partendo quasi sempre dalla panchina.
Nella Steaua dal 1980, Balint è una prima punta abile a svariare, mettendo a disposizione della squadra un'ottima tecnica ed una apprezzabile duttilità.
Quanto appena descritto mette in evidenza un livello qualitativo altissimo ed un'organizzazione di gioco precisa e redditizia.
Si è più volte detto che la semifinale tra Milan e Real Madrid fosse una finale anticipata, ma vale anche la pena ricordare di come Hagi e compagni abbiano sconfitto nell'ordine Sparta Praga, Spartak Mosca, Göteborg e Galatasaray, perdendo solo la partita di ritorno in Svezia nei quarti di finale.
A riprova di prestazioni eccezionali fa segnalato la gara di andata con i turchi, terminata 4-0, dove la squadra rumena mette in mostra in pieno tutto il suo valore.
 
 
Lo straordinario Milan di Arrigo Sacchi ha battuto un avversario forte e dal talento unico, arresosi solo al cospetto di una delle squadra più forti di tutti i tempi.
 
 
 
Giovanni Fasani

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