mercoledì 10 febbraio 2016

PREGUINHO

La nostra abitudine ad un calcio ricco e “viziato” ci ha fatto perdere in parte il vero spirito che sorregge ogni tipo di disciplina sportiva.
Per molti l’avvento del professionismo ha fatto diventare la figura dell’atleta molto simile a quella di un operaio specializzato, in grado di convertire in sonante moneta le sue preziose prestazioni sportive.
Oramai quando parliamo di un calciatore sappiamo tutto anche dell’aspetto economico, finendo, talvolta, per dare maggiore importanza a tale ambito rispetto a quello tecnico e perché no romantico.
Per decontaminarci da tale visione materiale occorre, come sempre, andare indietro nel tempo, quando il calcio era un passatempo e quando l’attaccamento alla maglia aveva un autentico significato morale.
Ricordando la prima edizione del Mondiale del 1930, non possiamo che sorridere di fronte alla carente quanto dilettantistica organizzazione ed alla presenza di improbabili personaggi in campo e fuori.
Tuttavia, accanto a situazioni di carattere grottesco, la prima rassegna mondiale è nobilitata anche dalla presenza di veri e propri campioni, annoverabili tra i più forti dell’epoca.
La rappresentativa brasiliana, ad esempio, si presenta al via della competizione forte del suo calcio funambolico e del suo prolifico centravanti.
Il nome di tale prodigioso centravanti è João Coelho Neto, ma per i tifosi verdeoro e per quelli del Fluminense è diventato leggenda con il soprannome di Preguinho.
Nato a Rio de Janeiro nel 1905, ha la possibilità di trascorrere un’infanzia agiata e serena, grazia alla figura del padre Henrique Maximiliano Coelho Neto, noto ed apprezzato scrittore.
Tale condizione gli permette di dedicarsi con grande passione allo sport, diventando un vero patito di moltissime discipline.
Oltre al calcio si dedica con profitto al nuoto, ai tuffi, alla pallacanestro, alla pallavolo, al ping pong, alla pallanuoto, al hockey su pista ed all'atletica in generale.
Tuttavia la grande espansione del movimento calcistico lo coinvolge maggiormente, tanto che dal 1925 entra a far parte del Fluminense., mettendo in mostra da subito grandi doti realizzative.
Nonostante prediliga il gioco del calcio continua parallelamente anche con gli altri sport, tanto da sospendere brevemente la carriera calcistica nel 1936 per dedicarsi totalmente al nuoto.
La leggenda narra che prima della partita di esordio con il Fluminense abbia vinto una gara di nuoto sui 600 metri, per poi prendere alla svelta un taxi per presentarsi in tempo al campo di gioco.
Il suo rapporto con la maglia del Tricolor Carioca, si trasforma subito in un ricambiato amore, finendo per spendervi la sua intera carriera, durata 13 anni.
A testimonianza del suo attaccamento a tale contesto rifiuterà costantemente di diventare professionista, anche quando le leggi brasiliane avrebbero permesso di vivere di rendita come calciatore.
Preguinho è anche un leader, dotato di grande personalità e grande sicurezza nei suoi mezzi, tanto da apparire immune a qualsiasi tipo di paura o indecisione.
Ovviamente i tifosi del Flu lo eleggono ben presto ad autentico beniamino, potendo apprezzare un attaccante tecnico e rapido, in grado di trovare con facilità e continuità la via della rete.
L’ammontare totale delle sue realizzazioni è incerto, ma può essere verosimilmente quantificato in 184 gol realizzati nei vari tornei nazionali organizzati ai tempi.
Ancora più difficile è calcolarne le presenze totali e stabilirne dunque una veritiera media: quel che è certo è e le cronache dell'epoca lo dipingono come una punta letale nei pressi dell'area di rigore.
A tal proposito le statistiche segnalano come si sia imposto nella classifica cannonieri del campionato carioca nel 1930 e nel 1932.
Le sue realizzazioni risultano decisive  per la vittoria di 3 campionati consecutivi, dal 1936 al 1938.
La sua figura diventa una vera e proprio icona per tutto il Fluminense, tanto da venir insignito dalla società del titolo di “Grande Benemérito Atleta" (Grande Atleta Benemerito), rendendolo immortale nel tempo.
Le sue prestazioni lo rendono un elemento importante anche per la nazionale brasiliana, anche se la sua esperienza con la Seleção si limita esclusivamente al già citato Mondiale giocato in terra uruguagia.
Il Brasile si presenta al via con la comune previsione di poter essere una delle squadre protagoniste, con Preguinho punta centrale al fianco di Moderato Wisintainer.
L’attaccante carioca gode di grande stima in seno allo spogliatoio, tanto da essere nominato capitano della squadra.
A causa di una lunga controversia tra federazioni, la rosa è formata esclusivamente da calciatori del campionato Carioca, con la sola eccezione dell’attaccante Araken del Santos.
Tutte le velleità del tecnico Pindaro vengono smorzate all’esordio: la Jugoslavia si impone per 2-1 ed il gol proprio di Preguinho serve solo a dimezzare l’inaspettato passivo.
A livello storico questa rete risulta essere la prima del Brasile in un Mondiale, rendendo, di fatto, indelebile il nome di Preguinho nella prestigiosa storia della suddetta nazionale.
Tale sconfitta, però, elimina di fatto il Brasile, essendo il girone composto tra sole 3 squadre, dove  solo la prima classificata accede al turno successivo.
Nell'ultimo match il Brasile si impone per 4-0 contro la Bolivia in un incontro condizionato per buona parte dal fatto che le due squadre indossassero maglie dello stesso colore.
Protagonisti assoluti della sfida sono Preguinho e Moderato, autori di una doppietta che vale solo come commiato da una competizione nella quale avrebbero potuto mettere in mostra ancora maggiormente il loro talento.
Questa partita risulta essere l'ultima partita per il centravanti del Fluminense, che da lì in poi non viene più preso in considerazione dallo staff della nazionale.
Chiude così con solo 2 presenze e 3 reti, numeri che rendono solo parzialmente l'idea del talento e delle doti dell'attaccante di Rio de Janeiro.
In realtà alcune fonti citano la sua presenza anche in un'amichevole giocata appena dopo il Mondiale contro gli Stati Uniti: in tale match, terminato 4-3 per il Brasile, Preguinho avrebbe segnato il gol provvisorio 3-2.
Nel 1939, quando ormai il professionismo è diventato un sogno per gli altri calciatori, decide di abbandonare l'attività, salvo giocare saltuariamente a livello amatoriale.
Il suo cuore rimane sempre attaccato al suo Fluminense, tanto che arriverà a dire che: "Non sapevo nemmeno parlare correttamente che il Fluminense era già nella mia anima, nel mio cuore e nel mio corpo".
Inutile aggiungere altro sulla carriera di un vero e proprio sportivo, che in vari ambiti ha messo in mostra doti fisiche e caratteriali fuori dal normale.
Limitandoci al contesto calcistico le sue prodezze sono servite da fonte per le future generazioni di attaccanti, a cominciare, ad esempio, dal formidabile Leonidas.
Nella sede del Fluminense è ancora oggi presente un busto di Preguinho a rendere noto a tutti come tale campione sia ancora ricordato ed ammirato dal club di Rio de Janeiro.
Per tutti gli altri brasiliani basti ricordare chi ha segnato il primo gol del Brasile ad un Mondiale...
Giovanni Fasani

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