martedì 22 marzo 2016

SVENIRE PER UN GOL

I calciatori ci hanno da tempo abituato ai più variegati comportamenti dopo un gol, tra esultanze più o meno pacchiane e dediche di vario genere.
Tuttavia la reazione che ha avuto Pio Ferraris il 5 maggio del 1921 è davvero unica nel suo genere: cadere svenuto sulla linea di porta. 
 
 
Tale avvenimento avviene ad Anversa durante l'amichevole tra Belgio ed Italia nella quale i padroni di casa partono come meglio non si potrebbe, portandosi sul 2-0 dopo 62 minuti.
La reazione della squadra azzurra è però veemente e le reti di Migliavacca e Forlivesi sembrano garantire ad entrambe un soffertoquanto onorevole pareggio.

Ma all'ultimo minuto succede realmente di tutto: il portiere italiano Campelli para un calcio di rigore a Bragard e la conseguente respinta finisce sui piedi di Pio Ferraris, il quale, partendo da centrocampo, si invola a tutta velocità verso la porta avversaria, per poi battere De Bie con un preciso diagonale.
Ecco tutta l'enfasi dell'impresa nella cronaca dell'epoca: si era al termine della partita, le squadre erano già in parità quando dalle gradinate partì un insulto, gridato a gran voce contro la squadra "voilà les macaronis". Per Pio Ferraris quella fu come una sferzata: si impadronì della palla a metà campo, partì come un proiettile, evitò ogni ostacolo ed andò a piombare nelle rete belga palla al piede. La partita era vinta.
La romantica prosa del tempo non cita l'epilogo finale di tale cavalcata, ossia che Pio Ferraris cade svenuto nelle porta avversaria stremato per il grande gesto tecnico compiuto al termine della gara e per l'emozione di avere segnato il suo primo gol con la maglia della nazionale.
Tale prodezza resterà anche l'ultima in tale contesto, dal momento che l'attaccante nativo di Torino disputerà solo un'altra partita sotto la gestione di Pozzo, portando il suo totale presenze in azzurro a 4.
Si narra che tre giorni dopo durante la sua ultima partita giocata ad Amsterdam contro l'Olanda, il pubblico eviti attentamente ogni tipo di insulto, memori di quanto avvenuto nella partita di Anversa.
L'attenzione del commissario tecnico la deve a quanto da lui fatto con la maglia della Juventus, con la quale esordisce ventenne nel 1919 e per la quale gioca fino al 1923.
Ferraris si impone come un attaccante dai grandi mezzi atletici, non particolarmente tecnico, ma dotato di grande spirito ed ottimo senso del gol.
Quando scende in campo sembra quasi mettere in atto una guerra personale contro difensore e portiere avversari, lanciandosi senza paura e senza schemi alla ricerca della soluzione personale.
Le reti da lui segnate gli permettono di partecipare all'Olimpiade del 1920, durante la quale scende in campo nelle sfide contro Francia e Norvegia.
Con la maglia bianconera tiene una media realizzativa notevole (38 reti in 69 apparizioni) e anche il commissario tecnico Pozzo ne apprezza lo spirito combattivo e la grande fisicità.
Tuttavia per lui il calcio è un puro e semplice divertimento, discendendo da una famiglia di banchieri che da subito gli impongono lo studio per poter dedicarsi alla medesima attività.
A malincuore Vittorio Pozzo decide di non convocarlo più, avendo intuito che per il giovane attaccante il gioco del calcio è solo una piacevole parentesi tra gli studi ed il futuro lavoro.
Dopo una stagione al Casale ed un'esperienza nel Bentegodi Verona in terza divisione, il calcio per lui passa decisamente in secondo piano, avendo completato gli studi come ragioniere ed essendo ormai completamente assorbito dal futuro impiego nella banca di famiglia.
Gioca ancora una partita con la Juventus e 10 con il Savona, prima di concludere la carriera nel 1929 per dedicarsi con il fratello alla gestione della banca di famiglia.
Ai nostri giorni una simile decisione sarebbe impensabile, ma negli anni '20 il calcio non era fonte di guadagno e prima o poi ogni calciatore doveva per forza dedicarsi ad altre attività remunerative.
Dare tutto in campo fino allo stremo delle forze è un valore che oggi sembra essere sparito, soprattutto per il solo e semplice onore della maglia.
Il calcio pionieristico è per natura romantico e particolare, ma con quanto fatto da Pio Ferraris si raggiunge il massimo sotto tale punto di vista.
 
 
Giovanni Fasani


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