giovedì 8 settembre 2016

MUDASHIRU LAWAL

Il calcio africano ha da tempo compiuto un notevole passo in avanti dal punto di vista tecnico/tattico, grazia alla continua "fuga" di talenti verso il continente europeo e la corrispondente tendenza ad assumere allenatori stranieri come commissari tecnici delle nazionali.
Tale doppio passaggio è stato decisivo soprattutto per la crescita del movimento calcistico della cosiddetta Africa Nera, con la quale si vuole indicare la parte centrale e meridionale del continente.
Nel 1974 lo Zaire balza alle cronache come la prima nazionale proveniente da tale zona a partecipare alla fase finale di un Mondiale; al di là dei pessimi risultati ottenuti e delle tristi interferenze politiche, la nazionale dei Leopardi  si segnala in negativo per l'inesperienza tattica e la povertà tecnica, diventando un triste esempio quanto facile stereotipo del livello calcistico del calcio al di sotto del Maghreb.
Proprio in quegli anni però, vari talenti autoctoni si segnalano per le qualità espresse, finendo per fungere da traino alla crescita del calcio in Africa.
Un esempio in tal senso è rappresentato da Mudashiru Lawal, talento nigeriano poco conosciuto a livello internazionale, ma a tutti gli effetti una leggenda nel suo continente.
 
 
La sua carriera si sviluppa interamente in patria, dove a livello di club ha l'opportunità di giocare con compagini quali Shooting Stars, Stationery Stores ed Abiola Babes, con le quali gioca per ben 16 anni.
In totale vince 3 titoli nazionali, segnalandosi particolarmente nel campionato del 1979, quando si laurea anche capocannoniere, nonostante non venga impiegato nel ruolo di attaccante.
Con gli Shooting Stars si toglie la soddisfazione di vincere la Coppa delle Coppe africana nel 1976, primo trofeo continentale conquistato da una squadra nigeriana.
Tuttavia sono le sue prestazioni ed il suo attaccamento alla nazionale nigeriana a consegnare il suo nome alla storia.
Con le Super Eagles disputa ben 5 Coppe d'Africa (dal 1976 al 1984), riuscendo a trascinare i compagni alla vittoria nell'edizione del 1980, dove segna inoltre l'ultimo gol nella finale vinta per 3-0 contro l'Algeria.


Per la Nigeria è la prima storica vittoria nella competizione, che le permetterà in futuro di dare linfa ad un movimento in grande ascesa, che raggiungerà importanti risultati specie negli anni '90.
Il centrocampista nigeriano è grande protagonista anche nelle altre edizioni: in quella del 1976 segna 2 importanti reti che valgono il terzo posto finale, mentre in quella del 1984 arriva davvero vicino ad uno storico bis.
La Nigeria arriva infatti fino alla finale contro il Camerun, aperta proprio da un gol di Lawal al 10' minuto. Purtroppo per lui la reazione dei Leoni Indomabili è inarrestabile ed il 3-1 finale priva il centrocampista nativo di Abeokuta della soddisfazione di imporsi nell'ultima Coppa d'Africa da lui disputata.
Più che per i gol e le vittorie, Lawal è ricordato per l'interpretazione del suo ruolo e per l'intelligenza tattica sviluppata nel corso della sua carriera.
Schierato alternativamente come ala destra o centrocampista offensivo, dimostra un corsa continua ed una capacità di inserimento notevoli, che lo rendono un'insidia costante per ogni difesa.
In campo riesce sempre a fare la scelta giusta, distinguendosi per la calma e la serenità con cui riesce a gestire ogni situazione di gioco.
Soprattutto per questo diventa in breve il capitano di ogni squadra nella quale gioca, finendo anche per essere soprannominato il Maestro.
La sua grande peculiarità è però l'interpretazione delle due fasi di gioco: il suo moto perpetuo gli consente di supportare l'azione offensiva così come di ripiegare velocemente in fase di non possesso, diventando un valore aggiunto per la sua squadra.
Anche per questo non è raro vederlo anche in ruoli diversi, finendo per fare l'attaccante aggiunto o il terzino vero e proprio quando il quadro tattico o il risultato lo richiedono.


Visione di gioco e grande caparbietà nei contrasti completano il quadro di un giocatore totale, che vede arretrare il suo raggio d'azione solo negli ultimi anni di carriera, quando viene schierato come vero e proprio regista.
Al termine della stessa diventa un ambasciatore per il movimento calcistico nigeriano, ponendosi nel ruolo con grande umiltà e serietà, fornendo un contributo decisivo per la crescita dello stesso.
Purtroppo nel 1991 trova la morte a causa di un incidente domestico, interrompendo inoltre la sua carriera di allenatore e gettando l'intero paese nella disperazione.


Snobbato a volte dalla critica e poco considerato al di fuori dei confini africani, Lawal è invece un simbolo per tutto il calcio del suo continente.
Se quest'ultimo è cresciuto esponenzialmente dal quel fatidico 1974 lo si deve anche alla comparsa di talenti come il suo, autentici raggi di sole in un contesto davvero difficile.



Giovanni Fasani 

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