sabato 28 gennaio 2017

ARON WINTER

Una dei capisaldi del settore giovanile dell'Ajax è quello di formare giocatori completi in ogni fondamentale, con particolare attenzione alla tecnica di base, ritenuta il vero requisito indispensabile  per ogni giocatore.
Durante il cammino di crescita il giovane calciatore affina l'aspetto tecnico e completa la maturazione fisico/atletica, diventando pronto ed utile per la prima squadra
Oltre agli olandesi "autoctoni" il club di Amsterdam ha attinto da quei ragazzi provenienti da quel inesauribile serbatoio di talento che è il Suriname, forgiando autentici ed indimenticabili campioni.
Uno di questi risponde al nome di Aron Winter, eccezionale mezzala tra le migliori della sua epoca, vera e propria reincarnazione tecnica di quello che vent'anni prima veniva chiamato calcio totale.
 
 
In effetti il centrocampista nativo di Paramaribo in campo riesce a fare più o meno tutto, amalgamando al meglio le doti fisiche fornitegli da madre natura con una squisita tecnica di base.

Viene da sé che il suo rendimento sia altissimo in entrambe le fasi di gioco, dimostrando sagacia tattica e corsa quanto tempi di inserimento e facilità di tiro.
Riguardo a quest'ultimo fondamentale occorre mettere in risalato la sua attitudine nel trovare il gol, sia dalla media distanza, sia con precisi inserimenti senza palla (uno dei suo marchi di fabbrica).
Ovviamente un tale talento diventa appetibile anche per la prima squadra, iniziando a farne parte stabilmente a partite dal 1986, a soli 19 anni.
Con i Lancieri brucia davvero le tappe ed in poche stagioni si mette in mostra a livello internazionale, finendo per essere uno dei talenti più interessanti per gli osservatori dei top club europei.
Johan Cruijff lo impone titolare anche durante il vittorioso cammino nella Coppa delle Coppe 1986/1987, dove segna tra l'altro un gol decisivo per il passaggio del turno nei quarti di finale contro il Malmoe.

 
Anche la nazionale olandese si accorge dei suoi progressi e la prima convocazione arriva prestissimo, addirittura nel 1987.
L'anno successivo fa parte dei 22 che si laureano campioni d'Europa in Germania, pur assistendo a tutte e cinque le partite dalla tribuna.
Due anni dopo vola in Italia per partecipare al deludente Mondiale 1990, terminato mestamente dall'Olanda agli ottavi, dopo un mediocre girone di qualificazione.
Le faide interne non aiutano i campioni d'Europa a brillare e tra scelte sbagliate ed equilibri mai trovati, Winter scende in campo solo nell'ultima partita, lo sfortunato ottavo di finale contro la Germania.
Va molto meglio come risultati e come prestazioni con l'Ajax, con il quale riesce a guadagnare quella visibilità internazionale e quelle attenzioni che gli permetteranno di dare un svolta alla sua carriera.
Personalmente lo ricordo per la doppietta rifilata al Genoa nella semifinale della Coppa Uefa 1991/1992, vinta per 3-2 dall'Ajax, a coronamento di una grande prestazione.




I lancieri vinceranno poi il titolo nella durissima doppia finale contro il Torino di Mondonico e Winter verrà valutato come uno dei migliori centrocampisti della competizione.
Ormai è maturo per tentare l'avventura in un contesto superiore e, nonostante l'Europeo 1992 vissuto da riserva, sono in molti i club a presentare offerte importanti all'Ajax. La sua avventura nella capitale olandese può dirsi di fatto conclusa, anche a fronte della vittorie ottenute (un campionato e due coppe nazionali, oltre alla già citate coppe europee).
A spuntarla è l'ambiziosa Lazio del presidente Sergio Cragnotti, permettendo a Winter si inserirsi in un centrocampo che vede tra gli altri elementi quali Thomas Doll, Diego Fuser e soprattutto il geniale Paul Gascoigne.




Grazie alla presenza di Dino Zoff in panchina il giocatore olandese matura definitivamente, diventando punto fermo di una squadra a tratti spettacolare, in grado di garantire ad un cannoniere come Giuseppe Signori di vincere per tre volta consecutive la classifica marcatori.
Affina maggiormente il suo senso tattico, dando l'impressione di essere realmente ovunque sul campo, diventando a tutti gli effetti un centrocampista a 360 gradi; l'abilità da lui dimostrata in tutte le fasi di gioco lo confermano come una delle mezzali più forti d'Europa, anche dopo l'impatto con il difficile campionato italiano.
Se a livello tecnico il suo inserimento è  rapido e soddisfacente, a livello personale ed umano incontra difficoltà di carattere becero; una frangia della tifoseria laziale non vede di buon occhio le origini ebraiche del giocatore, arrivando a scrivere sui muri di Formello e della capitale la deprecabile frase "Winter Raus".
Dopo intimidazioni e minacce telefoniche ricevute, saranno proprio le ottime prestazioni dell'olandese a zittire gli ignoranti provocatori, lasciando comunque il segno nell'animo del calciatore.
Nonostante una rosa di tutto rispetto i biancocelesti non riescono ad ottenere vittorie, ma solamente ottimi piazzamenti in campionato; tale mancanza non può essere imputabile a Winter, che si dimostra anno dopo anno come uno dei centrocampista più forti a livello europeo.
A conferma di tale livello raggiunto arriva la sua performance al Mondiale del 1994, durante il quale il forte centrocampista olandese si mette ancora maggiormente in mostra a livello internazionale.
Gli Orange giocano un buon torneo, interrotto solamente ai quarti di finale dal Brasile futuro vincitore, in quella che può essere ritenuta come una della più belle partite della competizione.
La Seleçao si impone per 3-2 all'81°, 5 minuti dopo che un bel gol proprio di Winter aveva nuovamente rimesso in parità la contesa.




La capacità realizzativa è davvero l'arma in più dell'olandese, che anche con la maglia della Lazio mantiene una media realizzativa notevole: in 123 partite di campionato realizza 23 reti, bottino non indifferente per un centrocampista.
Tale dato, unite alle 44 reti realizzate in precedenza con l'Ajax, sono la prova della sua abilità balistica e della sua attiva partecipazione alla fase offensiva.
Nel 1996 giunge per lui il momento di lasciare la Lazio per trasferirsi a Milano, dove il presidente Massimo Moratti sta investendo parecchio per costruire un Inter vincente.



Nei tre anni spesi in maglia nerazzurra Winter cambia sensibilmente il suo modo di giocare, disimpegnandosi maggiormente in compiti di copertura specie quando viene acquistato il fenomenale Ronaldo.
Il tecnico Luigi Simoni imposta la squadra con il chiaro compito di mettere in condizione il brasiliano di rendere al meglio, sacrificando in tal senso gli inserimenti dei centrocampisti, principalmente quelli dell'olandese.
Quest'ultimo  funge da vero e proprio mediano, con il compito di fermare l'azione avversaria e rilanciare la ripartenza, puntando sulle accelerazioni feline di Ronaldo.
Tale sacrificio viene premiato dalla vittoria nella Coppa Uefa 1997/1998 contro la Lazio, dopo che l'anno prima la finale era stata persa ai rigori contro lo Schalke 04 (curiosamente è proprio Winter a fallirne uno).
Durante il suo periodo a Milano continua la sua militanza in nazionale, con la quale prendere parte all'Europeo 1996 (terminato ai quarti) e soprattutto al Mondiale 1998 dove una grande Olanda viene eliminata in semifinale dal Brasile solamente ai rigori,dopo un ottimo torneo.
Winter trova poco spazio in un centrocampo,dominato dal dinamismo straripante di Edgar Davids, dove gli vengono preferiti la classe di Clarence Seedorf, l'acume tattico di Philip Cocu ed anche le geometrie di Wim Jonk.
Il nuovo ruolo ricoperto nell'Inter sembra essere la causa del suo accantonamento, laddove anche un calante atletismo sembra giocare un ruolo importante.Nel 1999 abbandona l'Italia per tornare all'Ajax dove sfrutta in pieno l'esperienza accumulata per proporsi come valida "chioccia" per i tanti giovani prodotti dal sempre fulgido settore giovanile dei Lancieri.
Tale funzione la svolge anche in nazionale, con la quale, con un impiego parziale, partecipa all'Europeo 2000, ancora una volta chiusosi in semifinale per quella che è sembrata a tutti essere la compagine più spettacolare.
Dove una parentesi in prestito allo Sparta Rotterdam, nel 2003 mette fine ad una lunga e brillante carriera, da molti ricordata, soprattutto, da giocate come quella di seguito riportate.




Con una prospettiva più ampia è possibile considerare Winter come il prototipo del centrocampista perfetto, in un'epoca di grandi cambiamenti regolamentari e, nondimeno, tattici.
Il tutto con un forte legame con il passato di una scuola calcistica che ha tramandato a tutto il continente i concetti di mobilità, intercambiabilità e movimento senza palla.
Nozioni che il forte giocatore proveniente dall'Ed Dorado calcistico del Suriname ha appreso in pieno...




Giovanni Fasani
 
 

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