mercoledì 14 giugno 2017

PER QUEL BAMBINO A CUI E' STATA RUBATA L'INFANZIA. LA VITA E LA SPERANZA


Seguendo le notizie, riguardanti bambini che vengono mandati a morire in guerre assurde e a lavorare per il continuo benestare di ricchi signori, notizie che arrivano violente, secche e che a noi paiono quasi normali e vengono inascoltate dalle nostre orecchie distratte da valori fatti di luccichio effimero e di parole vuote, vacue ed insensate; io voglio dire BASTA. Dico VERGOGNA, VERGOGNA e mille volte VERGOGNA! e VERGOGNA anche per me che scrivo impotente soggiogato dal mio apparente status di uomo libero che affronta la vita con un falso senso di serenitá. Vergogna per te che leggi queste parole patetiche, disperate e vacue. Vacue perché rimbalzeranno dagli occhi alla mente e, senza sfiorarne, la coscienza, si perderanno nell'oceano infinito dei pensieri incompiuti.


Ogni week-end, ogni settimana, ogni allenamento si gioca e si rigioca la grande partita che dalla vita quotidiana ripiega su migliaia e migliaia campi di gioco tra gli osanna e gli improperi di cento mille diecimila genitori che d'improvviso si trasformano in tifosi al seguito del proprio giovane atleta impegnato a dare il meglio di se nella prova agonistica che lo vede protagonista.. Mentre avviene questo ad un passo dalle nostre case calde ed accoglienti, altri mille, diecimila, centomila bambini vengono obbligati a rinunciare alla vittoria della vita sulla morte, del benessere sulla fame, della serenitá sul terrore, degli affetti sulla solitudine, della libertà sulla prigionia.
É storia corrente di ieri, di oggi e purtroppo anche di domani. Un domani che rincorre tutte le pieghe più terrificanti della viltá umana. Molti bimbi si sono adagiati al suolo con un urlo silenzioso ed inquietante in una pozza di sangue grande come il mondo intero, tra la disperazione delle madri e la nostra indifferenza. L'indifferenza che noi nascondiamo dietro il nostro egoismo mentre osserviamo delle belve che pasteggiano con il sangue di bambini che potrebbero essere nostri figli. Non deve essere così ! Non può essere così ! I cadaveri dei bimbi che cadono al suolo in tutto il mondo sono anche figli nostri perché il mondo e l'amore non dovrebbero avere frontiere.
L'uomo che io voglio ardentemente libero deve poter considerare casa propria ogni angolo di questo disgraziato pianeta. E ora di dire basta io non voglio più continuare ad assistere impotente all'eccidio di questi poveri ed impotenti figli miei! Non voglio più essere spettatore romano sugli spalti mentre nell'arena i cristiani sono mandati al macello. Non voglio più essere cieco quando ho la possibilità di parlare.
Non voglio più essere sordo quando ho la possibilità di sentire e non voglio più essere muto quando ho la possibilità di parlare. Noi uomini di sport se ci riteniamo tali dovremmo dire basta a tutto questo. Dovremmo far scendere in campo le nostre squadre con il lutto al braccio. Troppi bambini dei nostri giovani atleti sono caduti con un lamento che nessuno ha voluto sentire. Non vi saranno mai "Memorial" sufficienti per ricordarli tutti!!!! La provocazione umanitaria che le nostre squadre lancerebbero potrebbe essere letta ed interpretata dai signori della guerra e dai moderni "negrieri" che sfruttano i nostri figli per i loro biechi interessi.
Un modo civile di agire civile e partecipe ad ogni gara coinvolgendo anche la federazione potrebbe aiutarci a non dimenticare mai cosa siamo noi ed i nostri giovani atleti facendoci ritrovare quell'amore e quella tolleranza che troppo spesso, rinneghiamo.
 Il calcio e lo sport in generale non vuole forse insegnarci che ciò che conta é la capacità di guardare in fondo agli occhi di un bimbo? In quegli occhi troveremo sempre la speranza che un tempo era anche la nostra: Il desiderio profondo, che a molti bimbi é negato, ed incalpestabile di correre nel verde prato della vita.



Danilo Crepaldi


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