domenica 24 settembre 2017

ANTONIN PUC IL GUASTAFESTE

Il Mondiale del 1934 è ricordato per la prima storica affermazione della nazionale italiana, avvenuta in un ambiente costruito ad arte dal governo fascista, con lo scopo di esaltarne il prestigio e la visibilità internazionale.
Grazie alla maestria di Vittorio Pozzo, abile ad allestire una rosa fortissima, coniugata con qualche neanche tanto velato favore, gli azzurri raggiungono la finale di Roma da disputarsi contro la Cecoslovacchia.
Anche la nazionale di di Karel Petrů è però una rappresentativa fortissima, capitanata da František Plánička (protagonista di un nostro vecchio articolo) con un quintetto offensivo fortissimo, dove spicca la classe di Oldřich Nejedlý (anch'egli già raccontato nel nostro blog).
Nella finalissima di Roma gli "ospiti" non si limitano a fare da sparring partner, tanto da passare in vantaggio al 71° minuto con un gol di un attaccante tanto piccolo quanto letale e decisivo, Antonín Puč.

 
 

La sua rete getta nello sconforto il pubblico italiano accorso allo Stadio Nazionale del PDF, impreparato anche solo a temere di non poter vincere il torneo.

La forza della squadra italiana è tale da riuscire a ribaltare il risultato con le reti di Raimundo "Mumo" Orsi ed Angelo Schiavio nei supplementari.
Anche i gerarchi fascisti tirano un gran sospiro di sollievo, avendo evitato la beffa finale in un torneo sul quale ombre e sospetti si mantengono anche ai giorni nostri. 
La sconfitta non deve però spedire nell'anonimato una rappresentativa cecoslovacca davvero molto forte, così come non va lasciato solo alla fredde statistiche il nome di Puč.
Restando in un contesto quantistico, l'attaccante nativo di Jinonice è ancora oggi ricordato come il miglior realizzatore di tutti i tempi della nazionale cecoslovacca, con 34 reti nelle 60 apparizioni ufficiali.
Due di queste reti sono realizzate proprio nel torneo mondiale del 1934, avendo trovato il modo di segnare anche alla Romania agli ottavi prima dell'illusorio vantaggio contro gli uomini di Pozzo.
 



Le altre le realizza nel arco di dodici anni, dal 1926 al 1938, quando tutte le amichevoli sono autentiche battaglie e la storica Coppa Internazionale può durare anche tra anni a causa delle difficoltà logistiche di organizzazione.
Curiosamente disputa anche un incontro con la maglia della rappresentativa della Boemia e Moravia, ovviamente bagnando l'evento con una rete.
Il suo gol contro l'Italia al Mondiale vale anche quale parziale rivincita del rigore sbagliato in Coppa Internazionale nel 1932, quando la Cecoslovacchia si era imposta per 2-1 ed il piccolo attaccante non era riuscito a portare a 3 le reti della propria squadra.
Se a livello di nazionale il suo nome è tramandato alla leggenda, nondimeno lo è a livello di club, dove con la maglia dello Slavia Praga si rende protagonista a suon di gol e vittorie.
Sono infatti ben 7 i titoli nazionali conquistati, ottenuti grazie alle sue realizzazioni, 112 in 146 partite, nonché alle sue irresistibili giocate sulla fascia sinistra.
E' proprio la fascia il riferimento preferito del minuto attaccante, abile a saltare a velocità sostenuto il diretto avversario ed a puntare direttamente verso la porta.
Le leve corte e la strabiliante rapidità sono le caratteristiche che lo rendono a dir poco imprendibile, dimostrando in tal senso una lucidità ed una efficacia di realizzazione sorprendente.
In un'epoca calcistica nel quale sono solite le situazioni di uno contro uno con il difensore, le sue caratteristiche fisiche/tecniche gli permettono di vincere con continuità tali duelli.
Vanno inoltre aggiunte le sue capacità di leggere in anticipo di corridoi liberi e ad infilarsi con un tempismo perfetto; nel 1927 il suo ottimo rapporto con il gol è confermato anche dal titolo di capocannoniere conquistato, in coabitazione Josef Šíma, grazie ai 17 gol realizzati.
Puč è anche in grado di giocare in funzione degli avversari, liberando invitanti spazi o fornendo precisi traversoni dalla corsia di riferimento: di tale capacità ne beneficiano nel tempo Jiří Sobotka e František Svoboda nello Slavia ed in nazionale, così come Oldřich Nejedlý limitatamente al solo contesto della Cecoslovacchia, dal momento che è un "nemico" in forza allo Sparta Praga.
Il 1938 è un anno di addii per il forte attaccante, il quale, a 31 anni, decide di abbandonare simultaneamente sia la nazionale che lo Slavia Praga, generando ovviamente tristezza nel cuore di tifosi dei Sešívaní.
La sua voglia di giocare però non si spegne e fino al 1940 gioca con il Viktoria Žižkov, scendendo in campo saltuariamente e segnando 11 reti.
Tenta ancora una parziale avventura nell' SK Smichov per poi appendere definitivamente le scarpe al chiodo e tentare l'avventura da allenatore, che non raggiungerà mai i picchi di quella da calciatore.


Chissà cosa si direbbe di lui se quella rete all'Italia fosse risultata vincente per la sua nazionale: probabilmente in patria sarebbe ancora oggi ricordato alla stregua di un eroe, mentre in Italia il suo nome sarebbe associato ad un tragedia sportiva, più o meno come quello di Alcides Ghiggia in Brasile.
La storia ha invece voluto che il piccolo Puč abbia provato a fare il guastafeste, arrivandoci davvero molto vicino, facendo davvero tremare tifosi e gerarchi che sul Mondiale avevano investito credibilità e finanze.
Al di là di quell'episodio va comunque ricordato come uno degli attaccanti più forti e decisivi della sua epoca ed in assoluto un incubo per le difese di tutta Europa.
E vista la concorrenza del tempo nel ruolo la cosa è davvero notevole...







Giovanni Fasani

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