domenica 12 novembre 2017

RUGGERO GRAVA, IL NUOVO GABETTO

Nell'estate del 1948 il presidente del Torino Ferruccio Novo inizia una meticolosa opera di rinnovamento della squadra, andando a tesserare nuovi potenziali campioni da inserire gradualmente nell'undici titolare.
L'operazione è il frutto di una dettagliata ricerca volta a reperire quei talenti degni di poter sostituire i componenti di quello che ancora oggi è ricordato come il Grande Torino.
Il raggio d'azione non è limitato alla sola Italia, ma spazia anche per tutta Europa, essendo la squadra piemontese conosciuta in tutto il continente, dove la sua nomea di Invincibile rappresenta un sogno per ogni calciatore.
Badando poco alle spese e molto più al valore e alla futuribilità dei giocatori, arrivano a disposizione quattro elementi di sicuro valore, inizialmente proponibili come riserve dei fortissimi titolari.
Da Casale arriva a rinforzare il reparto difensivo il terzino sinistro Piero Operto, mentre il reparto di centrocampo viene ampliato dall'acquisto di Rubens Fadini, ventiduenne proveniente dalla Gallaratese.
Per quanto concerne l'attacco le scelte della società vertono tre giocatori provenienti da campionati esteri, a conferma del carattere internazionale della ricerca effettuata.
Dalla Cecoslovacchia e precisamente dallo Slovan Bratislava viene prelevata la mezzala Július Schubert, mentre dalla Francia arrivano due centravanti, il transalpino Émile Bongiorni e l'italiano Revelli Ruggero Grava, nato in Francia da genitori italiani emigrati dal Friuli in cerca di fortuna.



Su di lui si indirizzano particolarmente le speranze dell'allenatore inglese Leslie Lievesley, che in vede in lui quelle specifiche qualità che potrebbero farne il sostituto del grande Guglielmo Gabetto.

La vita in Francia non è tenera con la famiglia Grava, costretta a sposarsi di continuo alla ricerca di condizioni di vita migliori.
Anche per il giovane Ruggero il momento di dover lavorare per dare sostegno alla famiglia arriva presto, essendo il secondo di quattro fratelli, in virtù di una grande forza fisica che lo rende idoneo per lavori di fatica anche in età giovanile.
Propria l'esuberante prestanza fisica lo rende oltremodo idoneo per l'attività fisica, praticata alla fine del turno lavorativo; all'inizio il calcio è solo una delle discipline alle quali si dedica, insieme a box, nuoto ed al culturismo.
A tal proposito sviluppa una vera e propria mania per il proprio fisico, che tiene in esercizio ogni giorno, diventando davvero fiero della propria forma e dei muscoli sviluppati.
Queste caratteristiche unite alla grande forza d'animo ed alla notevole tecnica lo rendono però un centrattacco perfetto, convincendolo a puntare esclusivamente sul calcio, pur non tralasciando la cura maniacale della propria struttura muscolare.
Purtroppo per lui lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale ostacola fortemente l'inizio della sua carriera professionistica e dal 1942 al 1948 gioca solamente partite amichevoli con le maglie di Amiens, Nancy e Bordeaux.
Sono anni davvero difficili in Francia, ma l'amore per il calcio lo porta a rischiare addirittura la propria vita per raggiungere gli occasionali campi da gioco dove mettere in mostra la sua abilità pedatoria
La svolta arriva nel 1945 quando viene tesserato dal Roubaix-Tourcoing, squadra fondata proprio in quell'anno e decisa ad imporsi nella nuova versione della Division 1.




Grava si dimostra subito un osso duro per ogni difensore, in quanto il fisico definito all'epoca "erculeo" è completato da una velocità di base notevole: siamo a tutti gli effetti di fronte al tipico centravanti di sfondamento.
L'attaccante ventitreenne non si limita ad aprire varchi nelle retroguardie avversarie, ma conclude altresì in prima persona, segnando 11 reti nella sua prima stagione, contribuendo al terzo posto finale.
L'anno dopo il bottino sale a 18 realizzazioni, fondamentali per conferire il primo titolo nazionale al Roubaix-Tourcoing, che prevale di quattro punti nei confronti della Stade Reims,  nonostante l'attaccante Pierre Sinibaldi segni addirittura 33 reti.
Dopo un altra stagione con i bianconeri le ambizioni lo portano a considerare altre esperienza calcistiche, scatenando le malelingue che iniziano ad etichettarlo come un elemento difficile da gestire.
In effetti l'esuberanza mostrata in campo la dimostra anche fuori, dove il forte carattere e la tendenza  a seguire le proprie velleità gli creano qualche problema.
Il suo sogno nel cassetto sarebbe quello di andare in America, ma quando il presidente Novo gli propone di passare al Torino, il centravanti nativo di Claut non resiste al fascino della prestigiosa maglia granata.
Come anticipato, nell'ottica di del rinnovamento anagrafico della squadra, il suo ruolo sarebbe quello di rappresentare una valida alternativa a Guglielmo Gabetto, con la possibilità di prenderne il posto negli anni  a venire.





La necessità di usufruire di una rosa ampia nasce dai tanti impegni che la squadra granata affronta durante la stagione: la nomea del Grande Torino è tale che gli inviti per tournèe o amichevoli di prestigio sono molteplici e per potervi fare fronte è necessario cautelarsi con rincalzi di lusso in caso di infortuni o indisponibilità.
La situazione è però diversa per quanto riguarda le partite ufficiali, dove l'undici titolare non varia, a meno che di squalifiche o infortuni.
Per quanto riguarda Grava riesce a giocare uno spezzone segnando un gol in un'esibizione Belgio, per poi partire titolare in una successiva amichevole contro il Milan.
In campionato gioca solamente una partita, quella contro il Genova del 26 dicembre 1948, dove gioca al posto di Gabetto non potendo nulla per evitare la sonora sconfitta per 3-0.
A dispetto del risultato negativo, la stampa commenta positivamente la sua prova, definita dal giornalista Renato Tosatti "un'eccellente carta di presentazione".
A distanza di pochi mesi i due saranno tristemente accumunati dalla stessa tragica sorte....
Non è dato sapere cosa passi nella testa del possente centravanti, molto probabilmente deluso dallo scarso utilizzo e magari nuovamente attratto da altre esperienze di vita.
A decidere per lui è il destino, che lo mette su di una aereo per Lisbona dove la squadra granata a è chiamata a giocare un'amichevole con il Benfica.
Purtroppo come tutti sappiamo il Grande Torino terminerà tragicamente di esistere il 4 maggio 1949, quando l'aereo sul quale stava tornando dal Portogallo andava a schiantarsi contro la basilica si Superga.
Nell'immane sciagura finiscono anche i volti nuovi voluti dal presidente Ferruccio, i quali restano nella leggenda legando il proprio nome a quello degli inamovibili titolari, sia in campo che nella mente di tutti gli sportivi.
Revelli Ruggero Grava per molti è solo una delle povere vittime del disastro di Superga ,insieme al suo estimatore Renato Tosatti, ma per la dirigenza del Torino e gli appassionati dell'epoca era davvero un giocatore di valore.




Talmente bravo da far pensare di poter giocare al posto di Gabetto....




(Fonti: www.Toronews.net e Il Messaggero Veneto)



Giovanni Fasani

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