sabato 17 marzo 2018

KATALINSKI E QUELLO STORICO GOL.....

Nella storia del calcio jugoslavo, tra i tanti importanti gol segnati dai magnifici giocolieri Plavi, se ne ricorda uno decisivo segnato paradossalmente da un difensore.
Il 13 febbraio 1974 Jugoslavia e Spagna si affrontano a Francoforte per ottenere l'ultimo posto spettante ad una nazionale europea nell'imminente Mondiale ospitato dalla Germania Ovest: la contesa viene appunta decisa da un gol di Josip Katalinski realizzato al 13° minuto, unica marcatura di una vittoria che porta la selezione balcanica alla fase finale di un campionato del mondo dopo dodici anni.




A dire il vero chiamare un paradosso un gol di Katalinski, per tutti Škija, è storicamente e materialmente errato, dal momento che siamo di fronte ad un giocatore in grado di metterne a segno più di 100 in carriera, spesa principalmente nel reparto arretrato, con qualche sporadica apparizione a centrocampo.

 
La sua gioventù e la prima parte della sua esperienza calcistica la spende nella natia Sarajevo, sponda Željezničar, la squadra rappresentante la parte operaia (i fondatori erano ferrovieri) della città bosniaca.
Il suo ingresso in prima squadra avviene addirittura a diciassette anni, nel 1965 e si protrae per un decennio, coincidente con quella che possiamo definire come un periodo d'oro per Ferrovieri.
Tale epoca raggiunge il suo apice nella stagione 1971/1972 quando arriva la prima ed unica affermazione nella Prva Liga, dopo un appassionante testa a testa con la Stella Rossa, preceduta di soli due punti.
Lo Željezničar è un squadra molto forte composta da calciatori di altissimo livello: nel reparto difensivo oltre a Katalinski spiccano Enver Hadžiabdic e Blagoje Bratić, mentre in attacco giocano un eccezionale stagione Božidar "Božo "Janković e Josip Bukal, sorretti da un centrocampo composto da Edin Sprečo e Branimir Jelušić.




La squadra segna tanto e subisce poche reti, grazie in buona misura alla prestazioni del ventiseienne Katalinski, autore addirittura di 12 reti in campionato.
Tale dato conferma una vocazione offensiva ed un fiuto del gol da vero attaccante, come dimostrano i numeri realizzativi e la padronanza con la quale si muove nell'area avversaria.
Fondamentale in tal senso è la sua abilità nel gioco aereo, garantita solo in parte dai 181 centimetri di altezza; eccezionale risulta essere la sua elevazione, che gli consente di arrivare per primo anche su palloni apparentemente fuori portata.
Se a tale dote aggiungete rapidità di esecuzione e scaltrezza nel liberarsi in area, quello che ottenete è un apparente profilo di attaccante, ancorché trattasi di valente difensore.
Statisticamente parlando in undici anni di militanza con lo Željezničar arriverà a segnare più di 100 gol in 350 presenze, numeri quasi più attribuibili ad un attaccante.
Anche in nazionale la sua natura di difensore abile in due fasi diventa imprescindibile ed a partire dal 1972 la sua è una presenza fissa nella nazionale Jugoslava.
Grazie al suo gol alla Spagna la stessa ottiene il pass per il mondiale in terra tedesca, dove pregi e difetti storici della nazionale balcanica trovano pieno riscontro in campo.
Con un potenziale offensivo spaventoso, esemplificato dalla contemporanea presenza di Dušan Bajević, Dragan Džajić, Ivan Šurjak, Danilo Popivoda e Branko Oblak, vince il proprio girone pareggiando contro Brasile e Scozia e sommergendo di gol il malcapitato Zaire con un incredibile 9-0.



Alla vendemmia di reti partecipa anche Katalinski, abile a girare in rete il pallone del 4-0 al 21°, ad ulteriore conferma dello stato di grazia dei Plavi ed anche della pochezza della squadra africana.
Chi già preannunciava una Jugoslavia come possibile contendente per la vittoria finale viene smentito dall'esito del secondo girone, dove la squadra del CT Miljan Miljanić subisce tre cocenti sconfitte ad opera di Germania Ovest, Polonia e Svezia.
La delusione è comunque mitigata dal ritorno della Jugoslavia ai grandi livelli, compreso il difensore dello Željezničar che si erge come uno dei prospetti più interessanti del calcio slavo.
Nel 1975 il ventisettenne Katalisnki ha la possibilità di lasciare il proprio paese per giocare nel calcio occidentale, in una vasta collettiva migrazione che vede come destinazione principale la Francia.
Viene a tal proposito ingaggiato dal Nizza, squadra di buon livello in Division 1, dove trova il connazionale ed ex avversario Vahidin Musemić arrivato in Costa Azzurra l'anno prima dagli acerrimi rivali cittadini dell'FK Sarajevo.



Il baffuto Škija si adatta velocemente al nuovo contesto ed è uno dei perni di un brillante secondo posto ottenuto alla spalle del fortissimo Saint Etienne.
Il finale di stagione vede però la disputa dell'Europeo con la Jugoslavia nominata paese ospitante e considerata molto più di un outsider.
Come spesso è accaduto nella sua storia sportiva, quando la compagine slava è chiamata a rispettare alte attese inevitabilmente fallisce: nella semifinale giocata a Zagabria gli uomini di Ante Mladinić si arrendono alla Germania Ovest e ad uno scatenato Dieter Müller (2-4), mentre nella finale per il terzo posto arriva una sconfitta  per 2-3, nonostante una rete da vero opportunista di Katalinski.


Quest'ultimo, pur nella fase di massima maturazione fisico/tecnica, inizia un periodo della carriera tormentato, a causa principalmente di persistenti problemi fisici.
Nel 1977 arriva l'addio alla nazionale, dopo 41 presenze e 10 gol, mentre prosegue il suo rapporto con il Nizza, senza comunque mai rinverdire gli ottimi risultati del 1976.
Un anno dopo un brutto infortunio ai legamenti di un ginocchio lo inducono a smettere con il calcio professionistico, decidendo così di lasciare Nizza (dopo 103 presenze e 28 reti nel solo campionato) per trovare un ruolo dirigenziale nello Željezničar.
La sua vita prosegue tra Francia e Bosnia, dividendosi tra attività commerciali (gestirà anche un hotel) ed il coordinamento di squadre sportive grazie alla laurea in educazione fisica conseguita nel frattempo.
L'improvvisa morte avvenuta nel 2011 lascia grande vuoto nel cuore di tanti slavi, ancora memori di quel famoso gol contro la Spagna, leggendario tra i quasi 200 messi a segno in carriera.
 


Il calcio jugoslavo è stato unico ed irripetibile, un contesto pittoresco dove anche un difensore segnava come un attaccante....





Giovanni Fasani
 

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